Inflazione, parla Trichet: per l’ex numero uno della Bce va assolutamente tenuta sotto controllo

Per il banchiere francese – per otto anni alla guida della Bce – l’inflazione galoppante va rimessa sotto controllo.

In caso contrario c’il pericolo di ritornare alla situazione fuori controllo degli anni Settanta.

Jean-Claude Trichet, ex presidente della Banca centrale europea – Meteoweek

Manifesta tutta la sua preoccupazione per l’inflazione Jean-Claude Trichet, l’ex presidente della Banca centrale europea. “Sono preoccupato. È imperativo riprendere il controllo dell’inflazione”. L’ex numero uno dell’Eurotower, alla guida della Bice tra il 2003 e il 2011, lo ha dichiara all’agenzia Dpa. C’è il rischio che si ripeta, ha aggiunto Trichet, il periodo degli anni Settanta, con l’inflazione andata fuori controllo. “Abbiamo visto quanto ci è cosato: dobbiamo evitare” che una situazione analoga possa riprodursi.

Per l’ex numero uno dell’istituto di Francoforte, la Bce ha imboccato la strada giusta con le sue ultime decisioni. “La BCE ha fatto ciò che doveva essere fatto e, a mio parere, continuerà a fare ciò che è necessario“, ha detto Trrichet. Il banchiere francese ha fatto professione di ottimismo dicendo di confidare nel fatto che l’eurozona finirà per tornare alla “sua definizione di stabilità dei prezzi, intorno al 2%, tra tre anni”. Per Trichet l’attenzione e la vigilanza da parte della Banca centrale europea sono contromisure che si impongono (“più che necessarie”) a causa della natura “non transitoria” dell’inflazione.

Inflazione, una “tassa perversa” che colpisce i poveri

Qualcuno infatti ha paragonato l’inflazione a una sorta di “tassa perversa” che va a colpire le fasce più deboli della popolazione: poveri, persone sole, anziani. A detta degli esperti l’inflazione avrebbe già toccato il picco e dovrebbe cominciare a decrescere entro la fine del 2022. Ma restano i danni pesanti nei bilanci delle famiglie italiane, che solo quest’anno hanno perso tra i 175 e i 335 euro al mese.

Sempre la Bce ha calcolato che l’inflazione colpisce più i poveri che i ricchi: una differenza stimata in 2,2 punti di differenza. Per il 20 per cento di europei benestanti l’inflazione colpisce infatti per l’11 per cento, mentre il 20 per cento degli europei meno abbienti scontano un’inflazione superiore al 13 per cento. Con dislivelli che si fanno ancora più ampi man mano che si scende più in basso tra le varie categorie di consumatori.

In Italia tra gennaio e ottobre di quest’anno, riferisce l’Istat, l’indice dei prezzi è salito in media del 10,2 per cento. È il frutto di un’inflazione trainata quasi esclusivamente dal caro energia, che va a incidere direttamente in bolletta e, indirettamente, sull’agricoltura, i beni alimentari e poco altro. L’inflazione impatta meno sulle famiglie più ricche perché queste in proporzione impiegano una quota maggiore del loro bilancio mensile per spese meno toccate dall’inflazione rispetto alla media nazionale (10,2 per cento). Ad esempio i ristoranti (+8,4%), mobili (+6,5%), trasporti (+6,1%), vestiti (+2,8%). Mente sono schizzate ben sopra la media le spese per la casa (+52,4%) e per gli alimentari (+11,8%), sulle quali le famiglie meno abbienti spendono in proporzione una quota maggiore del loro bilancio.

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