Piccola Diana, morta di stenti a Milano: emergono nuovi terribili dettagli

Nuovi tragici dettagli sono emersi sulla morte di Diana Pifferi, che nel luglio scorso è morta di stenti a soli 18 mesi. La Procura fa richiesta di giudizio immediato per la madre Alessia Pifferi

La piccola Diana Pifferi, morta di stenti nel luglio scorso dopo che la madre Alessia Pifferi, 37 anni, l’ha abbandonata da sola per sei giorni in casa, ha vissuto una vera e propria agonia, in quei terribili giorni.

Alessia e Diana Pifferi-meteoweek.com

Il 30 gennaio si concluderà il lungo percorso dell’inchiesta, e verranno depositati i report alla fine dell’incidente probatorio richiesto dai legali difensori della donna. Nel frattempo, vengono fuori nuovi particolari sul decesso della bimba, che ha vissuta un’atroce agonia. Dall’esame autoptico è emerso che nello stomaco di Diana c’erano frammenti di pannolino e non di cuscino e materasso, come ipotizzato inizialmente. Si tratta del pannolino che si era strappata, poi ritrovato vicino al corpicino, come riporta Il Giorno.

Sempre l’esame autoptico, fa emergere che Diana ha perso la vita in quanto morta di sete. Era sola, rinchiusa in casa con un caldo atroce, in piena estate, con le finestre serrate per non far sentire ai vicini che piangeva. Con molta probabilità avrà cercato di ingerire il pannolino, in quanto affamata.

Secondo gli inquirenti, Diana non si sarebbe mai alzata dal lettino da campeggio in cui la madre l’aveva lasciata, non solo perché non sapeva ancora camminare, ma anche perché era sotto effetto di benzodiazepine.

Nel soggiorno in cui era la bambina hanno rinvenuto il biberon con delle rimanenze di latte. Proprio questi residui di latte faranno emergere quanto tranquillante le è stato dato per davvero, anche se la madre della bambina continua a sostenere di non aver drogato sua figlia.

Eppure, per la procura, si tratterebbe di un dato inconfutabile, in quanto emergerebbe dai capelli di Diana. La procura ha comunicato che subito dopo il risultato dell’incidente probatorio, chiederà il giudizio immediato per il reato di omicidio pluriaggravato. A quel punto la difesa non potrà più chiedere il rito abbreviato e quindi si finirebbe in Corte d’Assise.

Dal momento in cui è stata arrestata, Pifferi ha dato sempre la stessa versione, sulle ragioni che l’hanno portata a lasciare la figlia di 18 mesi sola in casa per sei giorni. Aveva necessità, a sua detta, di dedicarsi al suo fidanzato creandosi una vita con lui (che non aveva idea che avesse lasciato sola la piccola). Il gip ha scritto, inoltre, che Pifferi viveva «forma di dipendenza psicologica dall’attuale compagno, che l’ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo dell’inflizione di enormi sofferenze» a sua figlia.

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