‘Ndrangheta: fari accesi dai giudici sul tentativo dei clan di “pilotare” il voto al Nord

È successo in un comune dell’hinterland milanese, dove la ‘ndrangheta avrebbe fatto una vera e propria campagna elettorale a favore di un candidato alle comunali.

Incontri anche coi candidati a posti da assessore, banchetti elettorali, raccolta voti con tanto di minacce. È il campionario che emerge da un’inchiesta della Procura di Milano.

Intercettazioni della polizia (immagine di repertorio) – Meteoweek

Da tempo si parla della penetrazione della ‘ndrangheta anche al Nord del Paese. Una conferma che la longa manus dei clan si è spinta molto lontano dai suoi luoghi originari arriva dalla notizia che l’organizzazione mafiosa avrebbe sostenuto Claudio Fina, ex candidato di centrodestra, alle ultime elezioni comunali di Pioltello, comune dell’hinterland milanese.

È quanto contiene l’accusa mossa dai magistrati Alessandra Dolci, Paolo Storari e Stefano Ammendola della Dda di Milano nell’inchiesta sugli intrecci tra ‘ndrangheta e politica nel “feudo” di Pioltello.

Le intercettazioni degli incontri tra il boss e il candidato

Per la Procura meneghina, riferisce il Corriere della Sera, «Cosimo Maiolo sfruttando la propria fama di soggetto apicale in seno alla locale di Pioltello» avrebbe allestito «un banchetto elettorale a favore del candidato sindaco Claudio Fina e dell’aspirante assessore all’Urbanistica Marcello Menni». Un incontro che avrebbe avuto luogo nella pescheria gestita dal figlio del boss Maiolo. Il capo della «locale» è già finito nel 2010 al centro delle indagini nell’ambito dell’inchiesta ‘Infinito’ con una condanna a 11 anni e 4 mesi di galera a suo carico.

Il boss, secondo in magistrati milanesi, avrebbe fatto «in maniera palese campagna elettorale a favore di Fina e Menni». Così avrebbe invitato gli stranieri presenti a Pioltello (in particolare albanesi e pachistani) a votare per i candidati che appoggiava. E a completare l’opera c’è pure l’aggravante di «aver agito con metodo mafioso».

Dieci le persone arrestate

A sostenere il 56enne candidato Claudio Fina (Forza Italia) c’era la coalizione di centrodestra (con Lega e FdI dentro). Adesso la Procura lo indaga per voto di scambio. Nell’inchiesta – che finora ha prodotto 10 arresti – è finito il suo incontro del 23 settembre 2021 col boss della ‘ndrangheta di Pioltello. Un incontro, intercettato integralmente dalla polizia, nel quale il boss mette apertamente sul tavolo l’appoggio che i calabresi avrebbero potuto fornire «per battere la sinistra». Il capo della «locale» manifesta espressamente la sia intenzione di «iniziare la campagna elettorale al fine di cacciare la precedente giunta di sinistra e riappropriarsi dell’appalto per i servizi cimiteriali» di Pioltello.

Per raccogliere i voti Maiolo non va molto per il sottile. In una conversazione a voce alta intercettata dagli inquirenti in un bar di Pioltello arriva anche alle minacce dirette: «non ti voglio votare un ca… devi votare da un’altra parte, vaffa… se no vengo con una tanica di benzina e brucio tutto».

Parole che, se possibile, si fanno ancora più esplicite durante un incontro con un dipendente comunale, quando Maiolo dice: «Mi faccio la lista civica per me. Mi metto “capo della ‘ndrangheta”».

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