Pd, come si stanno posizionando le correnti dem in vista di Congresso e primarie

Nessuno dei tre candidati in corsa per la segreteria dem dice di volere il loro appoggio.

Ma le correnti, anche se in tono minore, si stanno comunque posizionando a fianco dell’uno o dell’altro.

A parole nessuno dei tre pretendenti alla segreteria del Pd dice di volere il loro appoggio. Nei fatti le correnti interne si sono già quasi tutte posizionate in previsione del Congresso e delle primarie.

È noto che le diverse correnti dem in gran parte sono divise anche al loro interno. Ma la scelta dei leader è già stata fatta. Anche se più di uno, per questioni di tattica, non ha conferito i crismi dell’ufficialità a una decisione già presa.

Tutti e tre i candidati – Stefano Bonaccini, Elly Schlein e Paola De Micheli – hanno manifestato l’intenzione di voler tenere a freno i capi corrente e appaiono restii a concedere loro qualcosa. Bonaccini ha detto di non voler firmare cambiali in bianco e ha detto anche no alle rendite di posizione. «Le correnti hanno esaurito la loro funzione», ha detto il governatore dell’Emilia-Romagna.

Messaggio analogo giunge da Elly Schelin, che ha affermato di non volersi sedere a «trattare con i capibastone». Paola De Micheli dal canto suo ha ribadito la sua volontà di parlare solo «con i militanti veri».

Dove tirano le correnti dem

L’altolà del trio che aspira a succedere a Enrico Letta però non ha cancellato di colpo le correnti o fiaccato la loro resistenza. Piuttosto sembra averle spinte ad adeguarsi, scegliendo un profilo basso senza mettere il proprio cappello sul candidato prescelto.

Ad esempio Dario Franceschini si è schierato dalla parte di Schlein: «Bonaccini è l’usato sicuro, Elly è il rischio, ma questa è la fase in cui il Pd o rischia o muore». Ma non tutti nella corrente franceschiniana però gli vanno dietro. Antonio Losacco e Michela De Biase optano per Schlein, ma non Pina Picierno che preferisce Bonaccini.

Anche Marco Furfaro (zingarettiano) e Peppe Provenzano (ex orlandiano) si posizionano decisamente con Schlein. Ma Nicola Zingaretti non si è ancora espresso (potrebbe farlo forse nelle battute finali schierandosi dalla parte della leader di «Occupy Pd»). Si è mezzo sbilanciato invece Andrea Orlando parlando di una «consonanza» tra lui e Schlein. Invece Goffredo Bettini ha deciso di non scegliere, come Gianni Cuperlo.

La resistenza delle correnti

Dunque le correnti resistono e si muovono sotto traccia. Ma da solo – come provano le urne – non bastano più. Motivo per Schlein qualche giorno fa si è incontrata con Maurizio Landini per sapere che pensasse il segretario della CGIL della sua discesa in campo.

Dal canto suo Bonaccini può contare sul sostegno di «Base Riformista», la corrente di Lorenzo Guerini. A breve dovrebbe incassare pure l’endorsement dei «giovani turchi» di Matteo Orfini. Dalla sua parte ci sono anche Graziano Delrio, Debora Serracchiani e un pezzo dei lettiani (da Marco Meloni ad Anna Ascani). Enrico Letta ha deciso di rimanere in silenzio, malgrado in cuor suo sia “schleiniano”.

Il governatore emiliano è alla ricerca di consenso soprattutto nei territori dove i dem ancora tengono. Dalla sua parte ci sono i governatori di Toscana (Eugenio Giani), Puglia (Michele Emiliano) e Campania (Vincenzo De Luca). È sostenuto anche da moltissimi sindaci, da Roberto Gualtieri a Dario Nardella, da Giorgio Gori a Antonio Decaro, Matteo Ricci, Stefano Lo Russo, Mattia Palazzi e tanti altri ancora (circa un migliaio). Mentre De Micheli lavora per costruire, sempre sui territori, una rete di donne e un suo comitato elettorale.

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