Eredità del defunto, parenti contro badante: quando si può impugnare il testamento

Non è infrequente che il defunto decida di lasciare una quota di eredità alla badante. Ecco cosa possono fare i parenti.

Capita sempre più spesso infatti che gli anziani scelgano di destinare parte della loro eredità alla badante. Per lo più si tratta di un gesto di gratitudine per la persona che si è fatta carico di loro negli ultimi anni di vita. Ma una scelta che i parenti raramente gradiscono. E per la quale hanno ad ogni modo la possibilità di impugnare legalmente, se sussistono le ragioni giuridiche per farlo.

In mancanza di un legame di parentela, la badante può ereditare solo quando c’è un testamento valido a suo favore oppure per aver sposato il defunto. Per essere valido il testamento deve rispettare però alcuni requisiti fondamentali.

In primo luogo occorre che sia stato scritto da una persona capace di intendere e di volere. C’è poi la quota di legittima da rispettare. E infine, last but not least, il testamento deve essere autentico.

Impugnare il testamento

Se non ci sono questi requisiti i parenti possono impugnare il testamento e farlo annullare. La legge dà 10 anni di tempo per poter contestare l’autenticità del testamento. Una contestazione che ovviamente va motivata debitamente. Per esempio con una perizia calligrafica.

Se invece si punta a denunciare l’incapacità del testatore ci sono 5 anni di tempo. In questo caso basta la temporanea incapacità al momento di redigere il testamento. Non è dunque necessario che il defunto fosse stato interdetto o inabilitato. In mancanza di queste certificazioni i parenti però dovranno presentare un certificato medico che comprovi l’incapacità.

Si può infine impugnare il testamento che intacca la quota legittima, quella che spetta ai figli e al coniuge indipendentemente dal contenuto del testamento. Peraltro la quota legittima viene calcolata sul patrimonio del defunto inglobando anche eventuali donazioni effettuate in vita. Il che vuol dire che se il defunto prima di morire ha donato tutti i suoi beni alla badante, i suoi legittimi eredi legittimi possono agire legalmente per avere la quota che spetta loro di diritto. Al tempo stesso, se invece il defunto ha fatto delle donazioni in favore degli eredi legittimi, questi ultimi non potranno impugnare il testamento nemmeno se dovesse lasciare tutta l’eredità alla badante.

L’eredità attraverso il matrimonio

La soluzione più sicura per lasciare l’eredità alla badante è il matrimonio. Col matrimonio, infatti, la badante diventa un’erede legittima del defunto. Perciò, anche in assenza di testamento e contro la volontà degli altri eredi, le spetta una quota dell’eredità.

Infatti gli eredi non possono impugnare l’atto di matrimonio, diritto spettante soltanto agli stessi coniugi. Con la sola eccezione che si presenta quando il matrimonio era già stato impugnato dal coniuge in vita, col procedimento ancora in essere al momento della sua scomparsa.

Cosa diversa quando gli eredi nutrono il sospetto che si sia consumato il reato di circonvenzione di incapace previsto dall’ articolo 643 del Codice penale. Un reato che ha un presupposto: cioè che la badante abbia lucrato approfittando delle necessità e dell’incapacità della persona, spingendola a fare un atto giuridico dannoso.

Stando così le cose, gli eredi possono presentare denuncia alle forze dell’ordine per far partire un processo penale. Se dovesse concludersi con una condanna della badante, gli eredi potranno ricevere la sua quota ereditaria come risarcimento del danno subito.

A parte questi due casi – testamento o matrimonio – la badante non può ereditare dal defunto, mancando un qualsiasi vincolo di parentela. La convivenza, per esempio, assicura un certo diritto d’uso sull’abitazione condivisa, ma non tocca in alcun modo le questioni ereditarie.

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