Giuliano De Seta, morto a 18 anni durante lo stage: a che punto sono le indagini

Sono passati cento giorni, più di tre mesi da quel maledetto 16 settembre, quando Giuliano De Seta mori schiacciato a 18 anni sotto il peso di un manufatto di 1.056 chili.

Un fatto che al momento appare l’unica certezza in questa vicenda tragica. Su tutto il resto pesa un altro macigno: quello costituito dalla quantità di ipotesi, sospetti e forse anche bugie sulla dinamica dell’incidente costato la vita allo studente 18enne, così come sulle responsabilità per la sua morte durante uno stage scolastico.

È ancora in corso di svolgimento intanto la super-perizia disposta dal giudice. Nel frattempo, quello che si sa dell’infortunio sul lavoro che ha spezzato la vita allo studente dell’istituto tecnico-industriale «Da Vinci» di Portogruaro è contenuto nelle centinaia di documenti (relazioni, immagini, verbali) messi a disposizione delle parti dalla procura veneziana.

Giuliano De Seta, avrebbe dovuto trascorrere tre settimane alla Bc Service di Noventa di Piave. Un periodo di stage nell’ambito di un progetto di alternanza scuola-lavoro da passare presso una ditta che si occupa di realizzare stampi per materie plastiche.

Proprio dai documenti resi disponibili dalla procura di Venezia, riferisce il Corriere del Veneto, emergerebbero svariate incongruenze. Attualmente risultano indagate quattro persone per l’ipotesi di omicidio colposo: Luca Brugnerotto (titolare della Bc Service), Anna Maria Zago (preside dell’istituto), il responsabile della sicurezza della Bc Service e l’insegnante che fungeva da «tutor scolastico» e aveva l’incarico di seguire l’iter per il tirocinio degli studenti.

La testimonianza dell’operaio

Venerdì 16 settembre l’allarme è partito di pomeriggio: alle 17, con una concitata telefonata al 118. L’autore della chiamata chiedeva l’invio di un’ambulanza: c’era un lavoratore rimasto schiacciato sotto un pesante stampo di metallo. Nel momento dell’incidente vicino a Giuliano c’era solo un operaio: un 56enne di Treviso. Gli investigatori lo ascoltano per due volte. A loro ha spiegato di aver appoggiato lo stampo a due cavalletti, assicurandolo con delle catene senza però agganciarlo al carroponte. Così, a suo dire, sarebbe già stato in sicurezza, senza possibilità di muoversi.

I due – operaio e studente – lavoravano sullo stampo, al quale stavano applicando delle viti. Resta il dubbio su come abbia fatto un blocco di oltre mille chili a cascare da due cavalletti alti 60 cm e a colpire alla testa il 18enne. Gli inquirenti sono al lavoro per capirlo. L’operaio ha ipotizzato che lo studente possa aver azionato il carroponte – senza che lui se ne accorgesse – per sollevare lo stampo, girandolo a mano per posizionarlo di nuovo sui cavalletti. Ma avrebbe levato anche le catene così che, alla ripresa del lavoro, il blocco si è sbilanciato.

Un’ipotesi con molti punti interrogativi

Ma è solo un’ipotesi, dato che l’operaio dice di non aver sentito il carroponte entrare in azione. E un terzo dipendente ha spiegato agli investigatori che l’attivazione del dispositivo è accompagnata da un suono forte, udibile anche coi tappi alle orecchie. C’è poi il fatto che, come riferisce il Corriere, l’operaio ha detto di aver perso di vista Giuliano per alcuni minuti. Ma stando a una simulazione eseguita, le operazioni per sganciare il blocco avrebbero richiesto almeno 25 minuti. Anche l’operaio dunque rischia di finire tra gli indagati nel caso si accertasse che ha mentito su alcune circostanze dell’infortunio mortale.

Appare più critica però la posizione di Brugnerotto, il titolare della Bc Service. Secondo il pm non avrebbe adottato procedure per assicurare la stabilità dei carichi adeguandosi alla prassi seguita dai dipendenti della ditta per lavorare sugli stampi senza alcun genere di dispositivo che potesse scongiurarne la caduta. In più l’imprenditore viene accusato di non aver fornito un’adeguata formazione allo studente impegnato nello stage.

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