La morte di Benedetto XVI rianima gli estremisti del Vaticano

Si parla addirittura di scisma, soprattutto per quell’ala americana della Chiesa che vede in Bergoglio un ostacolo se non addirittura un nemico. Ratzinger era stato per questi un punto di riferimento, la sua morte apre scenari finora inesplorati. 

Joseph Ratzinger è stato l’ultimo dei grandi conservatori della Chiesa cattolica, un vero punto di riferimento per gruppi come quello dei teologi Konzilteenager i quali hanno sempre chiesto un rinnovamento dell’organizzazione ecclesiastica pur volendo un ritorno alle formalità più rigide e antiche della tradizione.

Ratzinger ha lavorato sia sulla forma che sulla sostanza, riportando una grande attenzione ai temi del Concilio Vaticano II, modificando le norme del conclave, riformando la curia con la fusione dei principali Consigli pontifici e riportando in auge aspetti della tradizione che vanno in particolare sulle grandi celebrazioni. Benedetto XVI è sicuramente stato controcorrente sia rispetto al suo predecessore Giovanni Paolo II che al successore Francesco I i quali, sebbene spesso ostacolati e impossibilitati a portare le tanto agognate riforme all’interno della più antica istituzione del mondo, sono stati dei veri e propri riformatori.

Un punto di riferimento per i conservatori, come abbiamo detto, che ora si trovano inevitabilmente spaesati e schiacciati dalla grande presenza di Bergoglio che sta portando la Chiesa verso il nuovo millennio. In Vaticano c’è quindi chi riflette su come tenere fede a questi ideali e contemporaneamente opponendosi a Francesco I, tanto da non escludere il rischio di instabilità del concetto stesso di Vaticano come Chiesa universale.

GLI ESTREMISMI AMERICANI

Non stiamo parlando di Roma quanto in particolare di Stati Uniti dove i malumori nei confronti dell’attuale pontificato sono cresciuti a dismisura in questi ultimi anni, con tanto di minacce che arrivano addirittura alla scissione, soprattutto da quell’estrema destra cattolica che anima gli Usa, fortemente ostile a Bergoglio, e allo stesso tempo molto ricca, potente e connessa con le più alte sfere. Lo stesso Papa Francesco aveva paventato questa possibilità già nel 2019 affermando: “Io prego che non ci sia uno scisma, ma non ho paura: nella Chiesa ci sono stati tanti scismi…“.

Stiamo parlando soprattutto dell’ex nunzio e arcivescovo di New York Carlo Maria Viganò che nel 2018 le dimissioni di Francesco I accusandolo di guidare “un falso magistero” e di essere “dalla parte di Satana“, sostenendo che Bergoglio facesse parte del “braccio spirituale del Nuovo Ordine Mondiale e fautrice della Religione Universale per rendere concreto il piano della Massoneria e la preparazione dell’avvento dell’Anticristo“. Viganò scrisse alcuni anni fa: “In questo momento estremamente drammatico per la chiesa universale, Lui [Papa Francesco, ndr.] deve riconoscere i propri errori e, facendo fede ai principi proclamati di tolleranza zero, Papa Francesco deve essere il primo a dare il buon esempio a cardinali e vescovi che coprirono gli abusi di McCarrick e rassegnarsi con loro… Dobbiamo abbattere la cospirazione del silenzio con la quale vescovi e preti si sono vicendevolmente protetti a spese della loro fede, una cospirazione del silenzio che agli occhi del mondo rischia di mostrare la chiesa come una setta, una cospirazione del silenzio non dissimile da quella che si trova nella mafia“.

QUELLA CHIESA CONTRO BERGOGLIO

Ma oltre all’estremista Viganò c’è anche Raymond Leo Burke, amico del controverso Steve Bannon, ex-stratega della Casa Bianca e consigliere di Donald Trump, attualmente sotto accusa per cospirazione a scopo di frode postale e riciclaggio di denaro. Senza contare il nuovo presidente dei vescovi americani Timothy P. Broglio, vicino all’ex-Segretario di Stato Angelo Sodano, candidato al pontificato in opposizione a Bergoglio.

Insomma gli Stati Uniti tirano la campagna anti-Bergoglio e anti-riforme, ma altri malumori sono presenti anche in Spagna, Francia e Italia, sebbene attualmente non emergano alla luce. Francesco I e i suoi consiglieri sono ben coscienti dell’estremismo della Chiesa americana e delle sue controversie, per questo motivo la morte di Benedetto XVI che aveva saputo in qualche modo rappresentarli ma anche tenerli a bada, è un grave problema per il Vaticano.

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