Caso Open: Matteo Renzi in tribunale “noi abbiamo ragione”

Venerdì 27 gennaio Matteo Renzi si è presentato in tribunale per l’udienza preliminare riguardante il caso Open.

Matteo Renzi ha presenziato all’udienza preliminare  dell’inchiesta riguardante il caso Open che si è svolta presso il Tribunale di Firenze, il leader di Italia Viva si è detto fiducioso sul buon esito del processo in cui è indagato insieme ad altre dieci persone.

Poco prima di entrare in aula il politico si è fermato per rilasciare delle dichiarazioni e infatti ha affermato che sperava che il pubblico ministero (Luca Tiurco) che l’ultima volta aveva perso le staffe avesse recuperato un po’ di tranquillità. “Noi abbiamo ragione e quindi aspettiamo che questa ragione venga sancita dal tribunale: arriverà, basta non avere fretta”.

Il senatore ha precisato di voler fare gli auguri di buon lavoro al nuovo presidente del Csm Fabio Pinelli che era nel collegio difensivo di Alberto Bianchi. “E’ un bravissimo avvocato, adesso è vicepresidente del Csm, una delle più alte cariche dello Stato e noi gli facciamo tanti auguri”. Matteo Renzi ha anche citato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha detto che la garanzia di autonomia e indipendenza della magistratura è fondamentale per riuscire ad avere un organo di governo forte e autorevole.

“Se un magistrato sbaglia deve pagare”

Ci vuole un organo di governo dove se un magistrato sbaglia paga. E’ un passaggio molto importante, perché sapere che c’è un luogo dove chi sbaglia paga vale per tutti: per i giornalisti, gli avvocati e i politici e deve valere anche per i magistrati“. Il processo si è aperto a seguito delle indagini sulla Fondazione Open, nata nel 2012 con l’obiettivo di sostenere le attività del leader di Italia Viva dando contributi finanziari, organizzativi ecc…

Nel 2019 si è venuti a conoscenza che la Procura di Firenze stava facendo degli accertamenti. Secondo gli inquirenti Open avrebbe finanziato in modo illecito i partiti, si sarebbe macchiata di corruzione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio. Tra gli indagati, oltre allo stesso senatore fiorentino spiccano i nomi di Maria Elena Boschi, Luca Liotti e dell’imprenditore e diplomatico Marco Carrai. Nonostante ufficialmente l’ex premier fosse un membro del consiglio di amministrazione la Procura ha deciso di considerarlo come il capo della Fondazione. Attualmente è stato disposto un nuovo rinvio al 10 marzo dove Renzi presenterà un esposto.

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