La proposta del PD: “Liliana Segre candidata Nobel per la pace”

Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci ha inviato una lettera ai presidenti delle Camere per la candidatura di Liliana Segre.

LILIANA-SEGRE

Un gesto nobile per conferire il giusto premio a una delle più importanti personalità della storia italiana. Deve aver pensato questo Matteo Ricci quando ha pensato a Liliana Segre come una delle candidate per la prossima edizione del Premio Nobel per la pace. Il sindaco di Pesaro, esponente del Partito Democratico, ha deciso di farsi avanti per proporre la donna, nominata senatore a vita circa un anno e mezzo fa “per aver illustrato la patria con altissimi meriti nel campo sociale”, al massimo riconoscimento mondiale nel campo della pace stessa.

E così, Ricci ha deciso di far partire una lettera rivolta al presidente della Camera e a quello del Senato. L’obiettivo è proprio quello di promuovere la candidatura di Liliana Segre per il riconoscimento, che quest’anno è andato ad Abiy Ahmed Ali, primo ministro dell’Etiopia. Il sindaco pesarese aveva già preannunciato questa sua iniziativa nel corso di un’intervista rilasciata per il Corriere della Sera. La proposta, però, è stata ufficializzata dallo stesso membro del PD attraverso un tweet postato nella tarda mattinata. “Questa mattina ho invito ai gruppi politici del Parlamento italiani e ai presidenti di Camera e Senato questa importante richiesta: candidiamo Lilliana Segre Nobel per la pace“, ha scritto Ricci sul suo account ufficiale.

Liliana Segre finisce dunque nuovamente al centro di una campagna in suo favore. Pochi giorni fa si è tenuta la manifestazione che ha visto ben 600 sindaci a Milano in corteo. E non mancano nemmeno le città che hanno deciso di conferirle la cittadinanza onoraria per il suo impegno nel sociale. Tra queste spiccano quelle di Biella, con tanto di polemica con il sindaco, ma anche quella di Barletta. E nel frattempo Liliana Segre ha continuato a esprimere la propria vicinanza alle vittime della Shoah in Italia. Come ad esempio il ricordo di Piero Terracina, l’ultimo sopravvissuto ai campi di concentramento.

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