Francia paralizzata da ormai tredici giorni, si dimette “Monsieur Pensioni”

Continuano le tensioni in Francia, dove il paese ormai paralizzato dagli scioperi si appresta ad entrare nelle festività natalizie con un clima tutt’altro che sereno.

 

Si inasprisce il conflitto sociale in Francia, dove al tredicesimo giorno di paralisi dei trasporti 90.000 case sono rimaste senza luce a causa di azioni volontarie commesse da esponenti del sindacato CGT nella rete elettrica di Lione e della regione della Gironda (RTE). La direzione del gestore della rete ha denunciato “atti ostili” legati al “movimento sociale” contro la riforma delle pensioni. Subito dopo, le azioni sono state rivendicate dalla CGT della RTE. Al momento di massima incidenza dell’azione di protesta, sono state 50.000 le case rimaste senza elettricità.

Intanto duro colpo per il governo di una Francia paralizzata da ormai 12 giorni per lo sciopero dei trasporti contro la riforma delle pensioni: si è dimesso, dopo giorni di polemiche, l’artefice del progetto voluto da Emmanuel Macron, il “Monsieur pensioniJean-Paul Delevoye. Ancora una volta, come successo per Sylvie Goulard proposta da Macron alla Commissione europea, i riflettori hanno inquadrato zone d’ombra e il prescelto ha dovuto rinunciare.

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Intanto, l’esasperazione si sta facendo strada, a poco più di una settimana da Natale e con il Paese bloccato.
Per le famiglie, venerdì – giorno della fine delle scuole – sarebbe stato l’inizio delle vacanze, degli spostamenti che spesso riuniscono le famiglie almeno per una volta all’anno. Il 55% degli intervistati in un sondaggio definisce “inaccettabile” che si blocchi il paese durante le festività di fine anno ma la prospettiva sembra ora dopo ora farsi più concreta. La settimana scorsa si era parlato di un tavolo con i sindacati, invitati dal premier Edouard Philippe, per la giornata di ierii: nulla è invece accaduto e forse l’enorme grana delle dimissioni di Delevoye, arrivata alla vigilia della quarta giornata di manifestazioni, ha spinto il governo a soprassedere.

L’uomo di fiducia di Macron, che lo aveva nominato due anni fa per disegnare la riforma delle pensioni, ha parlato di “attacchi violenti” e “falsità” contro di lui ma con l’obiettivo reale di “colpire un progetto essenziale per la Francia”. L‘Eliseo ha incassato il colpo annunciando subito che “al più presto” Delevoye sarà sostituito. L’ideatore della riforma ha ammesso di aver “dimenticato” di dichiarare la sua carica di amministratore a titolo gratuito in un istituto legato alle assicurazioni. Ma sull’onda di questa scoperta, è finito sotto i riflettori ed è stato costretto ad ammettere che le “dimenticanze” erano state ben 13, pur se in gran parte senza scopo di lucro. Ha, per giunta, ricoperto la funzione governativa pur essendo presidente di un think-tank sull’educazione, una situazione imbarazzante al punto che l’interessato si è subito impegnato a restituire quanto percepito dagli incarichi non autorizzati.

Se l’opposizione più radicale ha cantato vittoria per questo smacco al governo, alcuni, come il responsabile dei sindacati autonomi dell’Unsa, Laurent Escure, ha ammesso che “ormai i negoziati e il dialogo si fanno con l’Eliseo e il governo”. Oggi, intanto, nuova manifestazione, la quarta se si conta quella praticamente passata inosservata di giovedì scorso.
Di fatto si tratta del terzo appuntamento, sul quale il sindacato punta per mostrare i muscoli alla vigilia della possibile apertura di un tavolo cruciale. Con Laurent Berger, il leader del sindacato riformista CFDT, apertamente contrario allo sciopero ad oltranza durante le feste.

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