Notre-Dame, nuovi crolli minacciano la cattedrale, sospeso il restauro

A 8 mesi dall’incendio che distrusse in parte la Cattedrale di Notre Dame a Parigi, i lavori per i restauri sono fermi ed incombe il pericolo di nuovi crolli. Macron sembra non avere rispettato le promesse.

Sono passati otto mesi da quel triste 15 aprile, giorno in cui per un corto circuito, la Cattedrale di Notre Dame fu avvolta da un incendio che le causò gravissimi danni. Una notizia che sconvolse il mondo. Subito dopo il dramma. il presidente Macron promise: «Ricostruiremo Notre-Dame più bella ancora e lo faremo entro 5 anni”. Ma per alcuni, le parole del premier furono buttate al vento.

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Il rettore Chauvet ha dichiarato: “Ci sono il 50% di probabilità che le impalcature si abbattano sui muri”. Dopo l’incendio fu installata una gru di 75 metri per recuperare i tubi in metallo, doveva servire proprio a restaurare la guglia, che, crollando, ha provocato tre grossi buchi sulle volte. Più passa il tempo e più la scadenza prevista da Macron appare difficilissima da rispettare. Per la prima volta in 200 anni a Notre Dame non si è potuta celebrare la messa della vigilia di Natale. Il rettore della cattedrale, monsignor Patrick Chauvet, ha convocato i fedeli la sera del 24 a poche centinaia di metri, alla chiesa di Saint-Germain l’Auxerrois. E si è sfogato con i giornalisti: «Oggi Notre-Dame non è ancora fuori pericolo».

L’incendio di Notre Dame otto mesi fa, i restauri sembrano non essere neppure cominciati

Sembra che il restauro vero e proprio non sia neppure iniziato, perché l’emergenza non è finita: la fase più delicata e pericolosa per smontare l’impalcatura da cui è partito il rogo inizierà a giorni. Il presidente Macron aveva fatto sognare i fedeli sulla nuova guglia, invocando «un gesto architettonico contemporaneo». “Ma la questione non è più d’attualità – ha detto monsignor Chauvet – prima bisogna salvare quello che resta in piedi e ci sono forse il 50% di probabilità di farlo. Ce ne sono invece il 50% che le impalcature che dominano le volte precipitino e travolgano i muri rimasti in piedi”.

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Il 16 dicembre, sul lato sud della cattedrale, davanti alla Senna, è stata installata una gru di 75 metri, che servirà a sollevare ed estrarre i componenti più pesanti (fino a otto tonnellate). A breve verrà montata un’altra impalcatura, sui due lati di quella già esistente. A quei ponteggi si fisseranno operai acrobati che scenderanno, con delle imbragature, per togliere i tubi, sospesi in aria (fra 300 e 400 tonnellate di metallo).

Quest’operazione è stata rinviata più volte negli ultimi mesi. Fino ad oggi con l’aiuto di piccoli robot, sono stati portati via più di 3 mila frammenti e macerie (legno, pietre, pezzi di metallo) che si erano depositati sul pavimento. E gli archi rampanti esterni, fondamentali per l’equilibrio di tutta la struttura, sono stati fissati con sostegni di legno. Ma l’impalcatura incombente resta dove è sempre stata dal funesto giorno dell’incendio. Ci vorranno almeno quattro o cinque mesi per smontarla, chissà se Macron ha cambiato idea sul recupero di Notre Dame.

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