La ‘mancia’ che non ti aspetti: indagato per concussione Prefetto di Cosenza

Finisce nei guai per concussione il prefetto di Cosenza, Paola Galeone, incastrata dagli investigatori grazie alla collaborazione di un’imprenditrice.

Paola Galeone

Perdere il lavoro e la reputazione per 720 euro. Se la squadra Mobile di Cosenza e poi il Gip dovessero confermare le accuse all’indirizzo del Prefetto Paola Galeone, la sua carriera si potrebbe definire definitivamente chiusa. E tutto per una ‘mancia’ promessa ad un’imprenditrice in cambio di una fattura falsa.

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Paola Galeone ha chiesto ad una donna di emettere una fattura falsa e questo perchè voleva fare la cresta sulle spese. All’imprenditrice il Prefetto ha chiesto di emettere una fattura di 1.220 euro da addebitare al fondo di rappresentanza che il Viminale mette a disposizione dei suoi uffici territoriali. Una volta lincassata la fattura – è stata la proposta di Galeone – l’imprenditrice avrebbe intascato 500 euro per il ‘favore’, mentre il resto sarebbe rimasto a lei. Una mazzetta da consegnare in un luogo pubblico, un bar di Cosenza, naturalmente in contanti.

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Peccato per il Prefetto che lo scambio è stato registrato dagli uomini della Mobile. La donna circuita dalla Galeone, infatti, ha solo finto di accettare la richiesta illecita, ma si è subito presentata in Questura per denunciare l’accaduto. Insieme agli uomini della Mobile e con il coordinamento della procura di Cosenza, diretta dal procuratore capo Vincenzo Spagnuolo, l’imprenditrice ha organizzato lo scambio in modo da poter documentare il tutto. Con addosso un registratore nascosto, si è presentata all’appuntamento e ha consegnato al Prefetto una busta piena di fotocopie di banconote.

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All’uscita del bar, l’amara sorpresa. Galeone ha trovato gli uomini della Mobile, che nella sua borsa hanno trovato la mazzetta che l’ha incastrata. Per lei adesso l’accusa è di concussione – l’imprenditrice è infatti solo vittima e non partecipe del reato – ma le indagini a suo carico sono solo all’inizio. Gli inquirenti vogliono approfondire l’inchiesta per capire se si tratti di un unico episodio o di una ‘brutta’ abitudine.

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