Prodi: “alleati giallorossi disuniti, Salvini lasci stare l’Emilia Romagna”

Romano Prodi, uno dei più navigati esponenti della politica, torna a parlare e lo fa con un’intervista al Corriere della Sera. Dalla politica estera a quella interna, passando dal mestiere di ‘nonno’.

Romano Prodi

Romano Prodi, il ‘professore‘ per via della sua carriera accademica, emiliano d.o.c. di Scandiano, tra le altre cose fu due volte presidente del Consiglio e fondatore e leader de L’Ulivo, dal 23 maggio 2007. Personaggio tra i più longevi della politica italiana, ha 80 anni, Prodi si confessa al Corriere della Sera e dice la sua su politica estera, politica interna e il mestiere di nonno.

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Un nonno al Quirinale

“C’è chi dice così? – risponde Prodi – Bene: di questa espressione mi interessa solo la parola nonno. Un nonno felice. Prima di andare in pensione – continua – a me piaceva fare il premier. Questo sì che mi piaceva, ma non ho mai puntato alla presidenza della Repubblica. E non ci penso certo ora. Peraltro, quelli che in Parlamento votarono contro di me, ci sono ancora”. Dunque nessuna mira presidenziale. “Assolutamente no – la secca risposta – i miei pensieri vanno altrove“. Alla politica estera, per esempio. “Quando nel 2009 ho iniziato a insegnare alla China Europe International Business School di Shanghai l’Unione era uno degli argomenti preferiti. Negli ultimi anni nessuno mi ha più chiesto di parlare di Europa”. 

Prodi e il mestiere del nonno

Politica estera: Bruxelles è un’Italia dimenticata nelle vicende più importanti

Questione Europa e Nato, un’Italia quasi snobbata. “Certo – risponde Prodi – finché procediamo separati. Questa impossibilità di trovare una linea comune produce la paralisi. Trump, che voglio sperare sapesse cosa stava facendo, al contrario dei suoi predecessori non ha avvisato nemmeno la Nato. Dopo c’è stato anche questo sfregio a noi, a differenza di Francia e Germania. Il problema è che l’Italia ha perso il ritmo. La politica estera richiede continuità”.

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Inevitabile parlare del ministro degli esteri Di Maio e quella foto di lui in sneakers con la fidanzata e la barba lunga all’aeroporto di Madrid mentre scoppiava la crisi militare. “E’ solo stato sfortunato ad essere fotografato in un momento sbagliato – ammette Prodi – Nessuno poteva prevedere che cosa avrebbero fatto gli americani. Certo, se penso al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che incontra Di Maio mi immagino le difficoltà di quell’incontro”. C’è qualcosa che sta cambiando nel sentire delle persone: fino a poco tempo fa si inseguiva solo la novità, ora si ricomincia a valutare l’esperienza. In qualsiasi sistema il curriculum è importantissimo. E servono relazioni, rapporti di fiducia e di amicizia coltivati nel tempo. Ricordo sempre questo aneddoto: vinco le elezioni nel 1996 e vado da Kohl. Parliamo per due ore. Una volta terminato, lui mi dice: “Che bel colloquio, ma chi viene la prossima volta?”

Prodi e la politica italiana, Salvini e l’Emilia Romagna

Romano Prodi non si sbilancia sulla tenuta del governo giallorosso.Razionalmente posso dire che reggerà, nelle votazioni parlamentari continua a vincere in modo netto. Però nelle cose umane c’è sempre l’imprevisto. Ci sono obiettivi vitali che dovrebbero essere più forti delle ragioni di frattura. Se prevale l’interesse particolare, può accadere la stessa cosa che successe a me con Bertinotti, il quale abbatté il governo e se stesso”. L’impressione che da l’esecutivo è di non essere molto unito negli intenti politici. “Servono programmi e non dogmatismi – spiega Prodi – Esistono ben altri argomenti su cui dovrebbero ritrovarsi uniti. Questa alleanza è stata messa in piedi in grande velocità, mentre richiedeva tempo, come è accaduto in Germania e in Austria. Si può passare dall’odio all’amore solo se si entra in una fase propositiva su nuovi temi. L’economia deve essere Il vero campo da gioco. Prendiamo il costo del lavoro. Attualmente quello italiano è grandemente inferiore rispetto a quello tedesco e francese. E possiamo dire che è meno lontano da quello cinese: un tempo il nostro era 4 volte il costo orario del lavoro di Pechino, ora 2,5-3 volte. Non siamo a costo pari, ma ci stiamo avvicinando e bisogna preparare il futuro”.

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Se l’Emilia Romagna non sarà ‘rossa’, potrebbe cadere il governo. “Penso che Bonaccini vincerà – dice Prodi – e in ogni caso, le ricadute del voto dipenderanno piuttosto dai possibili nuovi equilibri dentro le forze di maggioranza e di opposizione”. Salvini vuole liberare l’Emilia Romagna. “Ma liberarla da cosa? – replica il professore – L’Emilia Romagna è una terra libera. E per di più qui ci sono redditi più elevati e maggior tasso di occupazione. vogliamo parlare degli investimenti della Lamborghini, della Philip Morris? I dati economici dell’Emilia sono migliori del resto del Paese. E in questa regione che ci sarà la maggior concentrazione di big data in Italia. Due terzi dei computer del futuro sono destinati all’Emilia-Romagna. E il fatto che tanti vengano a curarsi nelle nostre strutture sanitarie? Sarà anche merito di chi ha governato”. Più chiaro di così! 

 

 

 

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