Figli | recensione | L’amore che resiste

Tratto dal monologo di Mattia Torre “I figli ti invecchiano”, poi interpretato da Valerio Mastandrea alla trasmissione televisiva …E poi c’è Cattelan, e divenuto subito fenomeno social e successo virale di pubblico, Figli è un lascito di Mattia Torre (scomparso prematuramente lo scorso luglio), al mondo del cinema e agli amici e colleghi tutti. Un film leggero ma a suo modo accorato che racconta la voglia di farcela di una coppia messa in crisi dal secondo figlio, ma restia a crollare, perché ancora animata dall’amore che resta, e che resiste ai colpi bassi della vita.

Sara (Paola Cortellesi) e Nicola (Valerio Mastandrea) sono sposati, innamorati, e hanno una figlia già “grandicella” di sei anni, di nome Anna. Sono felici, e vivono una “fase luminosa” della loro vita di coppia. Ma l’arrivo del secondo figlio, Pietro, accolto con gioia e amore, scardinerà ogni equilibrio prima esistente. Senza l’aiuto dei nonni, determinati a non dare una mano, e senza una società capace di fare da cuscinetto famigliare, l’arrivo di quel piccolo urlante (i suoi pianti atroci sono sostituiti per convenzione nel film dall’angosciante Sonata per pianoforte n. 8 di Beethoven Pathetique – patetica), romperà gli equilibri di coppia con un carico di lavoro aggiuntivo difficile da gestire, farà emergere insidiosa la gelosia della piccola Anna, incapace di comprendere perché non si poteva “restare” alla felicità rodata della famiglia a tre, e instillerà molti dubbi e problemi nel ruolo di genitori in Sara e Nicola.

Figli | recensione | Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea e l’amore che resiste

Il fallimentare tentativo di ricerca d’aiuto in famiglia, impossibile anche per via di una distanza nonché conflitto generazionale tra nuovi e vecchi genitori, la mancanza di denaro in surplus capace di supplire a un’eventuale “pausa” lavorativa, le idee brillanti e legittime della pediatra Guru ma tutte ben poco praticabili e spiccatamente utopiche, e infine il miraggio di quella baby sitter perfetta ma purtroppo inesistente, metteranno Sara e Nicola alle strette, li costringeranno a infilare una nuova complessa fase della loro vita di adulti e di coppia. Non è detto che la crisi non si superi, ma forse non basteranno né il costume de La sposa di Kill Bill né quello di Alex di Arancia Meccanica a contrastare il senso di fallimento ed alleviare quella continua voglia di spiccare il volo oltre la finestra di casa.

Figli | opera in bilico tra reale e immaginario

Partendo dall’assunto secondo cui 1 + 1 (in riferimento ai figli) non fa 2 ma bensì 11, Figli “gioca” in una dimensione che si muove costante tra reale e immaginario, drammatico e comico, con l’onere di essere genitori, all’interno di una società precaria e fortemente complessata, litigiosa, smaniosa di anteporre aspettative e risultati alla naturalezza delle cose.

E così l’arrivo di Pietro, una piccola peste bubbonica se vista dagli occhi stanchi e “smarginati” dei genitori, ma in realtà un comune bambino con pochi mesi di vita, e in cerca della propria dimensione, se visto dagli occhi di una pediatra facoltosa e filosofica, costringerà Sara e Nicola a fare i conti con loro stessi, con la loro storia, con la loro voglia (o meno) di continuare a farcela, o quantomeno a provarci. Anche se, come dice un saggio maestro, “C’è fare o non fare. Non c’è provare”.

Nell’intimità profonda e complessa di Mattia Torre e nel suo sguardo di autore si muovono però anche tutte le altre contraddizioni di un paese fondamentalmente inadatto alle prove di coraggio e resistenza, un paese in cui fare figli “è una cazzata”, e converrebbe invece puntare tutto su “ristorazione e morte” purché la prima porti senza tentennamenti verso la seconda. Un Paese in cui la massa di anziani è in maggioranza schiacciante e supera quella dei giovani adulti in tutto e per tutto, con la (loro) possibilità di immaginare sempre un futuro, cosa che l’economia brillante dei loro tempi ha garantito mentre quella dei “nostri” ha su più fronti negato.

Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea (qui per la prima volta insieme sul grande schermo) si dimostrano coppia affiata e “chimica”, in grado di far trapelare anche dalle pieghe dei continui litigi quell’amore che resta e per cui si lotta, costantemente schiacciato dalla frustrazione, dalla stanchezza, dal sogno di una vita meno “pressante”. Eppure, nei loro abbracci e nei loro momenti di riappacificazione, si cela tutta la tenerezza di uno stare insieme che è lotta e sacrificio ma che “si può fare”. “Sempre se ne vale la pena”.

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Figli | il delicato e amorevole lascito di Mattia Torre

Pur affrontando il compito gravoso e complesso di farsi portavoce di un collega e amico che non c’è più, Giuseppe Bonito raccoglie  sensibilità ed efficacia della scrittura di Torre e la trasforma in un film preciso, puntuale, capace di inquadrare pregi e difetti, potenziale e fallimento della coppia e della genitorialità moderna. Senza mai cadere nel retorico o nel ridondante, ma con la freschezza tipica dei lavori nati dalla creatività brillante di Mattia Torre, Giuseppe Bonito confeziona una commedia “pensante”, incredibilmente aderente alle verità dei nostri tempi e delle nostre vite, sostenuta da riflessioni acute e mai banali sullo scontro generazionale, sulle mancate politiche sociali, e su un Paese che potrebbe anche farcela ma spesso non ce la fa per pigrizia o mancanza di emancipazione culturale.

Quella mancata emancipazione che ancora oggi fa ricadere sulla donna e in maniera “scontata” gran parte degli oneri casalinghi e funzionali della coppia e della famiglia. Suddiviso in capitoli di “senso”, Figli ha il notevole pregio di farci ridere e intristire, e poi di nuovo ridere, perché la verve di ottimismo del film alla fine avvolge tutto con una buona dose di ironia e sfrontato sarcasmo, proprio come la corsa liberatoria via dalla casa degli “orrori”, o quei ciclici e disperati voli dalla finestra, in cerca di una facile soluzione a problemi che in realtà non sono veri e propri problemi, ma solo capacità o meno di aderenza e resilienza alla complessità e agli urti della vita.

 

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