Sanremo. Andava a timbrare in mutande | il giudice: “assolto”

A Sanremo vincono i furbetti del cartellino: assolto il vigile che timbrava in mutande. “E’ la fine di un incubo”. Lʼuomo era stato ripreso in slip dalle telecamere di sicurezza. Era autorizzato dal Comandante.

Questa volta i furbetti del cartellino hanno la meglio sulla ‘decorosa’ dedizione al lavoro. Sì, perchè andare a timbrare il cartellino in mutande non è reato, e lo ha confermato il sostituto procuratore Grazia Pradella “il fatto non sussiste”. “E’ la fine di un incubo” la prima frase di Alberto Muraglia dopo l’assoluzione, il vigile era stato immortalato in mutande mentre timbrava il cartellino e tornava a casa nel Comune di Sanremo ed era finito sotto inchiesta nell’indagine della Gdf.

Leggi anche -> Cina: Virus misterioso ha fatto registrare una quarta vittima | si valuta blocco dei flussi

L’uomo è stato assolto con rito abbreviato durante l’udienza preliminare. La decisione è stata presa “perché il fatto non sussiste”, grazie a una disposizione del comandante della polizia locale, secondo la quale Muraglia doveva timbrare dopo aver aperto la struttura in abiti borghesi. “E’ la fine di un incubo, ma ero sicuro che mi avrebbero assolto – ha detto il vigile – ero sicuro, certo, di essere assolto, chi non ha mai fatto niente è sicuro per forza”. Lo stesso procedimento si è chiuso con 10 assoluzioni, 16 rinvii a giudizio e altrettanti patteggiamenti. “Andate aff…, mi avete rovinato la vita” – ha gridato una donna uscita dall’aula dopo la lettura dell’assoluzione nei suoi confronti.

Leggi anche -> Forte scossa di terremoto magnitudo 3,6 Foggia nella zona del Gargano

“E’ il momento di far spegnere i riflettori e lasciare che questa vicenda torni a essere un normale processo”, ha commentato l’avvocato di Muraglia, Alessandro Moroni. L’avvocato ha spiegato che il vigile, nominato custode del mercato ortofrutticolo, si svegliava alle 5.30 per aprire i cancelli e prendeva servizio alle 6. Un compito che svolgeva in cambio dell’alloggio a titolo gratuito nello stabile del mercato. Dopo aver aperto i cancelli, Muraglia guardava che non ci fossero auto parcheggiate male che potessero impedire la collocazione dei banchi. Quindi, timbrava, sempre in abiti borghesi e nella timbratrice del mercato a pochi metri da casa – e rientrava in alloggio per indossare la divisa.
“E’ come avviene per tutti gli agenti che devono prendere servizio – ha detto Moroni – che entrano, timbrano in borghese, poi si cambiano”. “In quattro occasioni – chiosa l’avvocato – Muraglia sale in casa, dopo aver aperto il mercato e si cambia, ma dimentica di timbrare il cartellino. Per questo motivo, scende alla timbratrice in mutande o manda la figlia a timbrare, perché così è disposto, in quanto l’atto di vestire la divisa è considerato orario di lavoro. Anzi, in quei casi è più facile che abbia regalato quaranta secondi, anziché averne sottratti allo Stato”.

Impostazioni privacy