“Nessuna punizione, anche se sbagliamo”. I magistrati si appellano al Ministro

Approvata la riforma dei processi penali e i Magistrati alzano la voce scagliandosi contro il ministro della giustizia Bonafede: “Nessuna punizione, anche se sbagliamo”. Il Guardasigilli non fa passi indietro.

La riforma del processo penale è una realtà, ma i magistrati italiani sono scontenti su un punto che è, al contrario, motivo di vanto per il ministro Bonafede: la punizione per i magistrati che sbagliano. È un “principio sbagliato e ingeneroso per i magistrati italiani prevedere sanzioni disciplinare. Ieri però il ministro Bonafede nella conferenza stampa non ha fatto riferimento a un’ipotesi del genere. Speriamo che ci abbia ascoltato”. Lo ha detto il segretario dell’Anm Giuliano Caputo a Radio anch’io, parlando della riforma del processo penale.

Leggi anche -> Prescrizione, “quella riforma è mostruosa”

Il disegno di legge delega sulla riforma del processo penale.

Con il lodo Conte bis si prevedono modifiche alla riforma, introdotta con la Spazzacorrotti, della prescrizione entrata in vigore il primo gennaio scorso che blocca la decorrenza dei termini dalla sentenza di primo grado. Con il lodo si distinguono condannati e assolti: per i primi resta lo stop, ma in caso di assoluzione in appello si potranno recuperare i termini di prescrizione rimasti nel frattempo bloccati.

PROCESSI IN 4-5 ANNI

Tempi prefissati – massimo 5 anni – per i processi penali, salvo quelli per i reati più gravi quali mafia, terrorismo e quelli di maggior rilievo contro la Pubblica amministrazione. Si prevedono un anno per il primo grado, due anni per il secondo grado, un anno per il giudizio di legittimità, nei procedimenti per i reati di competenza del giudice monocratico. Due anni per il primo grado, due anni per il secondo, un anno per il giudizio di legittimità nei processi invece davanti al tribunale collegiale. Tali termini possono essere determinati in misura diversa dal Consiglio superiore della magistratura in relazione a ciascun ufficio, con cadenza biennale, tenendo conto di “pendenze”, “sopravvenienze”, “natura dei procedimenti e loro complessità”, “risorse disponibili”.

Leggi anche -> Matteo Renzi : Siamo alleati del Governo, non sudditi

APPELLO IN 6 MESI SU RICHIESTA PARTI

Nei casi di impugnazione delle sentenze di condanna, le parti possono presentare istanza di immediata definizione del processo, decorsi i termini di durata dei giudizi in grado di appello e in Cassazione: il processo va definito entro sei mesi dal deposito dell’istanza di immediata definizione. I casi di violazione e di non adozione di idonee misure organizzative possono integrare un illecito disciplinare, se vi è stata “negligenza inescusabile”.

TEMPI INDAGINI PIU’ RAPIDI

La riforma prevede una modifica dei termini di durata delle indagini preliminari, modulati in relazione alla gravità dei reati: 6 mesi dall’iscrizione sul registro degli indagati per quanto riguarda i reati puniti con la sola pena pecuniaria o con la pena detentiva non superiore nel massimo a 3 anni, un anno e 6 mesi se si tratta dei reati considerati di maggiore gravità, un anno per tutti gli altri casi. Il pm puo’ chiedere una proroga di massimo 6 mesi per una sola volta.

NUOVE REGOLE SU RITI ALTERNATIVI E APPELLO

Il ddl delega fissa nuove regole riguardanti i riti alternativi – dal patteggiamento, al rito abbreviato, al giudizio immediato – e ‘paletti’ sulla possibilità di ricorrere in appello: inappellabili le sentenze di proscioglimento relative a reati puniti con la sola pena pecuniaria o con pena alternativa, della sentenza di condanna a pena sostituita con il lavoro di pubblica utilità. Viene introdotto anche il procedimento monocratico in appello.

CALENDARIO DEL PROCESSO

Quando non è possibile esaurire il dibattimento in una sola udienza, dopo la lettura dell’ordinanza con cui provvede all’ammissione delle prove il giudice comunica alle parti il calendario delle udienze per l’istruzione dibattimentale e per lo svolgimento della discussione.

 

Impostazioni privacy