Carabiniere ucciso a Roma, cambiate le frasi degli intercettati in carcere

I legali del 18enne Elder, accusato di aver ucciso il carabiniere Cerciello Rega, depositeranno al processo un’altra versione dei nastri. Ci sarebbero nuove parti non trascritte o modificate. L’Arma precisa: “Le traduzioni sono state effettuate da un perito scelto dai magistrati”

Marcio Cerciello Rega, il carabiniere ucciso nel luglio scorso

C’è un nuovo colpo di scena nell’inchiesta sull’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso lo scorso luglio a Roma con delle coltellate. Sarebbero emerse contraddizioni su quello che sarà il punto centrale del processo contro i due ragazzi americani di 18 anni. Lee Finnegan Elder, l’autore, che ha colpito mortalmente il sottufficiale. E Gabriel Christian Natale Hjorth, che era con lui e ha lottato con l’altro vicebrigadiere Andrea Varriale. E’ accusato di concorso nel delitto.

I due, sono stati intercettati nel carcere di Regina Coeli mentre parlavano in inglese con avvocati e familiari. Ma nella traduzione consegnata ai magistrati qualcosa non torna. Molte frasi, infatti, sono state modificate cambiando il senso di quanto era stato detto. E altre, come appreso nelle ultime ore, non sarebbero state proprio trascritte, omettendo parti rilevanti ai fini dell’indagine.

Investigatori chiamati a spiegare le omissioni

I due giovani hanno sempre detto di aver reagito in maniera violenta e di aver ucciso il carabiniere perché “pensavano di essere stati aggrediti da due spacciatori”. La spiegazione non ha convinto: i pm di Roma li hanno invece accusati di essere consapevoli che si trattava di due carabinieri. Sono stati i difensori di uno dei due accusati, Elder, gli avvocati Renato Borzone e Roberto Capra, a riascoltare tutti i nastri facendo ripetere la traduzione. Mercoledì prossimo si conoscerà tutta la verità. Nel giorno in cui prenderà il via il processo, depositeranno il testo integrale proprio per mostrare ai giudici della Corte d’assiste gli errori compiuti e le parti di conversazione non rese note.

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Un elemento chiave, dato che le stesse conversazioni potrebbero rivelarsi decisive nel giudizio. “Le traduzioni sono state effettuate da un perito scelto dai magistrati”, ha precisato l’Arma. Tuttavia  saranno gli investigatori stessi a dover spiegare perché abbiano deciso di omettere alcune parti. Nei dialoghi del 2 agosto tra gli imputati e un legale americano, figurano cambiamenti effettivi. L’avvocato Peters parla dell’incontro con il mediatore dei pusher. “Provare a sviluppare il racconto”, spiega. Ma nell’informativa viene riportato “l’obiettivo è cercare di ridurre queste prove”. Poco dopo, altro cambiamento. “Presentare istanze alla Corte”. In realtà, nelle traduzioni figura: “Il nostro scopo è cercare di vincere la simpatia della Corte, giocare sulle emozioni”.

Le parti omesse

Durante il colloquio – come ricostruito dal Messaggero – il legale chiede a Elder se gli sia stato mostrato un tesserino. Lui nega: “They didn’t show anything, didn’t say anything. Non hanno mostrato nulla, non hanno detto nulla”. Poi il ragazzo aggiunge: “I didn’t confess until they told me that it was a cop and that he died. Non ho neanche confessato fino a quando non mi hanno detto che era un poliziotto e che era morto”. E infine: “I didn’t know that he was a cop. I thought he was a random criminal guy… mafia guy. Non sapevo fosse un poliziotto. Pensavo fosse un malvivente, un mafioso”. Nelle trascrizioni, però, di tutto questo nell’informativa dei carabinieri non c’è traccia.

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