Coronavirus: confermato primo caso in Nigeria | Si teme ecatombe

Il caso è stato confermato dal Ministero della Sanità di Lagos ed è il primo che si registra in tutto il continente africano. Si tratta di uno degli eventi più temuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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Il timore più grande

Era la paura più grande, perlomeno da parte dell’organizzazione mondiale della sanità: quella che il COVID-19 potesse fare il suo ingresso in Africa: “É  solo questione di tempo – aveva detto -nel corso della sua relazione all’ONU, tre giorni fa, Bruce Aylward, il capo missione dell’OMS in Cinale relazioni tra la Cina e l’Africa sono troppe e controlli praticamente non esistono. Per cui il timore è legittimo”. E in pochi giorni ecco che il timore è diventato realtà.

Su come il coronavirus potrebbe divampare in Africa e quali conseguenze potrebbe provocare si possono solo fare ipotesi.

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Il caso nigeriano arriva dall’Italia

Il primo a dare notizia del caso e il ministero federale della sanità nigeriano, il dottor Osagie Ehanire e lo fa pubblicando un comunicato governativo su Twitter perché nessuno possa interpretare la cosa come una fake news. Sul comunicato, firmato e in carta intestata con timbro ministeriale, si parla di un italiano ricoverato dal 25 febbraio a Lagos dopo essere arrivato in Nigeria con un volo da Milano. Il dottor Ehianiwe scrive che il paziente “è in uno stato clinico stabile e non presenta sintomi preoccupanti, questo è il nostro paziente zero. Stiamo verificando tutti i contatti che ha avuto da quando è arrivato in Nigeria”.

Il timore dei social media

Il nostro connazionale è ricoverato al reparto Malattie infettive dell’ospedale di Yaba, un sobborgo di Lagos. Il ministro, con toni cauti, ha invitato tutti i nigeriani ad avere un comportamento responsabile per non spargere disinformazione e paura e a non a non abusare dei social media.

Altri casi in Africa

In realtà questo non sarebbe nemmeno il primo caso africano: dopo la notizia della positività riscontrata a Lagos sono arrivate altre due notizie, una dall’Egitto e una dall’Algeria di casi probabilmente antecedenti a questo. Del caso egiziano non si sa nulla. Di quello algerino si dice invece che si tratti anche in questo caso di un paziente italiano positivo al coronavirus e ricoverato presso l’Istituto Pasteur di Algeri.

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Il China Commercial City di Lagos, deserto dopo l’esplosione del coronavirus. Ojota – Lagos (Photo by PIUS UTOMI EKPEI/AFP via Getty Images)

L’angolo più indifeso del pianeta

Il distinguo, tuttavia, riguarda la zona equatoriale. Un caso di coronavirus nella zona subsahariana era da temere molto di più rispetto a quelli che si potevano verificare nella zona maghrebina o nord africana e mediterranea. La zona subsahariana viene considerata dall’OMS la più debole e fragile del pianeta in caso di malattie virali: soprattutto in Nigeria e Congo ma anche in Rwanda, Angola, Repubblica Centraficana, Zambia, Ciad e Burundi, sono ancora presenti casi di Ebola e diversi focolai di malaria. L’ebola rappresenta ancora il tasso di mortalità più alto del pianeta, 50%, e una banale influenza europea può diventare letale nei villaggi dove che spesso risultano isolati per settimane anche ai fuoristrada.

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