Coronavirus, mancano infermieri in zone a rischio | Scatta reclutamento

Coronavirus e la carenza di infermieri nelle aree più a rischio. La Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche si dice preoccupata. “E’ un problema che sta emergendo in maniera forte con il covid-19. Ne servirebbero almeno 5.000 in più”

Ospedali in carenza di personale. Scatta il reclutamento di cinquemila infermieri?

Sul coronavirus preoccupa la carenza di infermieri. La denuncia arriva direttamente dalla Fnopi. “La carenza di infermieri di cui soffre il paese si è fatta sentire nel peggiore dei modi con l’emergenza Covid-19″ per la quale nell’immediato, nelle tre regioni a maggior rischio, ne servirebbero almeno 5.000 in più
negli ospedali”. La Federazione nazionale degli
Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), attraverso le
parole della presidente, Barbara Mangiacavalli, si dice preoccupata.

“In questi giorni – prosegue – si assiste a infermieri che operano al di là delle loro forze anche a rischio della propria salute. Lo scenario coinvolge in particolare quelle zone ritenute ad alto rischio dove, essendo spesso confinati e costretti alla quarantena non hanno più turni o logiche di organizzazione del lavoro”.  Mangiacavalli, che è anche direttore sociosanitario dell’Asst Milano Nord e in prima linea nell’affrontare l’emergenza, aggiunge. “Questa carenza però arriva dopo anni di allarmi lanciati e rimasti inascoltati”.

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Il pronto soccorso dell’ospedale di Codogno

Reclutati medici ed inferieri in pensione nelle regioni con centinaia di contagi

Infermieri e medici in pensione possono essere di nuovo “arruolati” negli ospedali di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto durante l’emergenza del coronavirus. E’quanto previsto dal decreto legge n.9 del 2 marzo 2020 che contiene misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19. È un tentativo – anche se ancora da ratificare – per fare fronte alle carenze di organico degli ospedali su cui la pressione sta aumentando con il diffondersi dell’epidemia.

Nel merito, l’articolo 23 prevede quanto segue. “Le regioni, verificata l’impossibilità di utilizzare personale già in servizio e di assumere personale, anche facendo ricorso agli idonei in graduatorie in vigore, possono conferire incarichi di lavoro autonomo anche a personale medico e a personale infermieristico, collocato in quiescenza. La durata non deve essere superiore ai sei mesi, e comunque entro il termine dello stato di emergenza”.

Nel computo complessivo, i reparti più colpiti sono quelli di medicina d’urgenza (pronto soccorso), rianimazione (anestesisti) e medicina interna. Secondo il più grande sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed, l’ammanco di specialisti al 2015 per questi tre reparti a livello nazionale è di 7.403 medici (per i pronto soccorso la carenza è di 4.180 unità). La Lombardia, finora, ha stanziato 10 milioni di euro per l’assunzione di nuovo personale negli ospedali ed altri fondi saranno destinati all’acquisto di attrezzature. Linea seguita anche dal Veneto, pronto ad autorizzare nuove assunzioni dopo le prime 215 dei giorni scorsi. Attualmente, sono poco più di 5 mila i posti letto in rianimazione in tutta Italia.

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