Il clima caldo può fermare il Coronavirus? Le prime risposte

La teoria della soglia degli 11 gradi, oltre i quali il virus sembra essere meno contagioso, è in fase di studio da parte di scienziati e meteorologi, tenendo conto anche della latitudine e dell’umidità. Quella dei 26° come soglia di distruzione del virus sembra invece una bufala.

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Coronavirus e temperatura: ci sono dei legami? Secondo lo studio di alcuni scienziati dell’Università del Maryland, facenti parte del Global Virus network, sì. Il Coronavirus sarebbe più contagioso in alcune zone particolari, per cui esiste un’interessante relazione tra la diffusione del virus e le caratteristiche climatiche dei luoghi in cui si è maggiormente diffuso.

La soglia degli 11 gradi

Lo studio – segnalato dal sito Businnes Insider Italia – prende in causa alcuni parametri: latitudine, temperatura, umidità. Stando agli scienziati il Coronavirus si sta propagando soprattutto nel corridoio compreso tra i 30° e i 50° gradi di latitudine. E  sopravvivrebbe meglio in un ambiente climatico tra i 5 e gli 11 gradi, con un’umidità compresa tra il 47% e il 79%. Caratteristiche  ad esempio, in qualche compatibili sia con la Lombardia sia con la regione di Hubei.

Lo stesso è stato ipotizzato dal meteorologo Luca Mercalli a LaVerità attraverso i dati sulla pandemia. “È eclatante il caso Milano-Roma”, afferma. Si fa strada l’ipotesi di una correlazione con la temperatura dell’aria: sopra gli 11 gradi il contagio sarebbe meno forte.

La bufala del virus che muore a 26°

Questo è quanto ipotizzato dal meteorologo, che in base alle analisi climatiche ha riscontrato alcune corrispondenze particolari. In molti si chiedono che relazione abbia il virus con il caldo. mentre alcuni sono più ottimisti, qualcuno storce il naso, pensando ai casi in Sud Est asiatico e screditando perché bufala la teoria che il virus muoia a 26°, anche perché la temperatura media del nostro corpo è già molto più alta, in media di 36-37 gradi. Quello che sappiamo è che il nuovo Coronavirus è “termolabile”, cioè non può resistere alle alte temperature. Lo conferma anche l’Ars della regione Toscana, che precisa però come il Sars-Cov-2 non resiste oltre i 70 gradi centigradi.

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La “pista” italiana

La “pista climatica” individuata da Mercalli ha analizzato il caso dei contagi in Lombardia ed Emilia a differenza del Centro e del Sud. “Il caso Milano-Roma è eclatante” dice Mercalli, ipotizza un “effetto soglia”, cioè la temperatura limite oltre la quale in virus si diffonda meno, una differenza cioè di un circa 2 gradi. Il filo del rasoio su cui cammina Roma, teoria da confermare. “Non c’è ancora un riscontro scientifico confermato – spiega – siamo partiti da un’aggregazione di dati“.

L’interrogativo è perché di un distanziamento così grande all’interno dello stesso Paese nella diffusione dei contagi? “Sicuramente vanno prese in considerazione più concause – sostiene Mercalli – Ma questo non spiega perché nello stesso Paese, dove gli stili di vita sono pressoché gli stessi, non c’è la stessa omogeneità nei contagi. I tre studi internazionali ci dicono che la fascia boreale di cui facciamo parte ha una distribuzione grafica sui 7-9 gradi come temperatura media. Che è esattamente la temperatura media della pianura padana in queste settimane“.

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Coronavirus Lombardia(GettyImages)

I dati della teoria degli 11 gradi

Adesso si scopre che una differenza, seppur minima, può essere determinante per la diffusione del Coronavirus. “Fino al 9 marzo, ad esempio, Bergamo e Piacenza sono state tra gli 8 e i 9 gradi in media, Roma sull’ordine degli 11 gradi, questo è il punto. Secondo i lavori degli altri colleghi, 11 gradi sono il limite della diffusione dell’ infezione“.

Roma corre quindi sul filo del rasoio. “Oltre il limite degli 11 gradi il virus è come se si diffondesse di meno – afferma Mercalli – c’è, però, l’apparente contraddizione di Madrid: 11,3 gradi e il boom dei contagi“.

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Differenze nel mondo

“Nella fascia boreale, tra i 30 e i 50 gradi di latitudine, dove l’ epidemia picchia, le temperature medie sono fresche ma non fredde, comprese tra i 5 e gli 11 gradi, e l’umidità è piuttosto elevata -fa notare Mercalli – Cina, un po’ più a sud l’Iran, un po’ più a Nord l’Italia, ora la Francia, la Spagna ed un pezzo di Stati Uniti. In Russia non parte, ma soprattutto ai tropici non parte: India, Africa, Brasile. Ormai ci sono tre studi internazionali che vanno in questa direzione e i dati che abbiamo messo insieme noi”.

Questi, seppur significativi, solo numeri ancora non esatti per spiegare l’eventuale relazione tra temperature e diffusione del virus. “Ora la parola passa ai virologi. Io non conosco il virus, non so come si comporta“, conclude Mercalli.

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