Coronavirus. Cintioli: chi ha chiuso attività ha diritto a indennizzo

L’ordinario di Diritto amministrativo all’università di Studi Internazionali di Roma: “In questa guerra gli autonomi sono i lavoratori che subiscono il costo maggiore”. Chi ha chiuso un’attività ha diritto ad un indennizzo.

L’esperto in diritto amministrativo, Fabio Cintioli, non ha dubbi: “In questa guerra gli autonomi sono i lavoratori che subiscono il costo maggiore”. La pandemia di coronavirus è un evento talmente imprevedibile da comportare un fardello sociale enorme. Parte da questo dato l’analisi del giurista e professore ordinario di Diritto amministrativo all’università di Studi Internazionali di Roma, che all’Agi ha poi spiegato: “C’è un problema di distribuzione del costo sociale dell’emergenza, che l’ordinamento deve assicurare sia equilibrato tra le varie categorie di lavoratori, tutte egualmente incolpevoli di fronte a una simile calamita’”. Per farlo “è necessario riconoscere ai lavoratori autonomi il diritto a un indennizzo, la cui entità dovrà essere determinata in modo da garantire, per quanto possibile, questo equilibrio. Il che mi porta a dire che la misura dei 600 euro mensili non sia adeguata. E certamente non lo è per le persone meno abbienti”.

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Il professor Cintioli è stato anche segretario generale dell’Antitrust e consigliere di Stato: “Pensiamo ai barbieri, ai negozianti, alle guide museali. C’è un enorme mondo di autonomi colpito da questo evento drammatico. Il nostro è un ordinamento che assicura diritti ai cittadini – osserva  – anzi quello dei diritti in Italia è stato un tema fin troppo centrale, sino a sottovalutare i doveri, che però stavolta mi sembra sia stato trascurato”. Molti lavoratori autonomi “oltretutto esercitano la loro attività sulla base di autorizzazioni amministrative e l’ordinamento prevede la possibilità che lo Stato revochi una licenza per ragioni di interesse pubblico sopravvenuto. Sicchè le misure emergenziali equivalgono ad altrettante revoche temporanee dell’autorizzazione. E la legge dice che in questo caso bisogna dare un indennizzo – sottolinea Cintioli – e non un’aspettativa di solidarietà sociale come secondo me è l’indennità una tantum dei 600 euro”.

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Sulle dichiarazioni del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, che ha parlato di 800 euro e non più 600, il professore ha infine osservato: “La nuova cifra non cambia molto le prospettive per chi si trova in una situazione di difficoltà, perché l’adeguatezza dovrebbe essere correlata anche al tipo di costi che si hanno. Per esempio, in Germania sono state previste misure ben più incisive e immediate. E questa è una strada che secondo me è corretto seguire”. 

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