Coronavirus: anche in Toscana è incubo RSA. Gli uomini più a rischio

Anche in Toscana il contagio di coronavirus aggredisce le Rsa, le residenze sanitarie assistenziali: individuati 23 nuovi casi in una struttura a Prato. E nella regione si conferma il trend: si ammalano di più gli uomini. 

23 nuovi contagi in una Rsa di Prato: anche in Toscana le residenze sanitarie assistite si confermano luoghi di contagio, potenziali focolai della malattia. Nelle strutture della regione sono oltre cento gli anziani già morti, con inchieste avviate proprio a Prato e ad Arezzo. Solo per quel che riguarda la Asl Toscana Centro (che comprende le province di Firenze, Prato e Pistoia) sono ben 450 gli ospiti delle strutture sociosanitarie del territorio di competenza che sono risultati positivi al coronavirus. Parliamo di un periodo di tempo che arriva fino all’11 aprile scorso. Contagiati anche 168 operatori.  Il ‘caso RSA’, comunque, sta esplodendo anche in Toscana: nuovi contagi, decessi e come detto una serie di inchieste.  Il Governo è intervenuto la prima volta sulle RSA il 4 marzo 2020 con il Dcpm in cui si vieta l’accesso a visitatori e parenti.  L’indicazione era quella di “adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione”.

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La Regione Toscana già ai primi di marzo ha fornito le indicazioni sull’uso dei DPI e sui comportamenti da tenere nelle strutture. E’ poi intervenuta ancora con un’ordinanza del 29 marzo in cui venivano stabilite le direttive per il contrasto del Covid-19 nelle strutture per anziani. Il personale sintomatico avrebbe dovuto sospendere l’attività, i tamponi erano previsti solo nel caso di evidenza di casi. Si davano poi direttive sulla gestione dei casi positivi, in particolare sulle modalità di isolamento, se possibile all’interno della stessa struttura, altrimenti presso altre residenze sanitarie idonee alla quarantena. La maggior parte delle strutture toscane sono a gestione privata, dunque in una prima fase l’intervento del sistema sanitario era previsto solo in caso di positività di un ospite, su comunicazione delle stesse strutture. Il 31 marzo, invece, il presidente della Regione Rossi ha annunciato controlli di massa per operatori e ospiti. Il 2 aprile la Regione ha comunicato di aver effettuato circa 4mila tamponi: le persone sottoposte a controllo (ospiti e operatori) sono circa 20mila. Il 3 aprile è stata emessa un’altra ordinanza per eseguire i test sierologici.

Ai primi di aprile, come racconta ed approfondisce la stampa locale, è stato redatto un vademecum contenente le indicazioni regionali per fronteggiare l’emergenza Covid nelle RSA: disposizioni prese, misure protettive adeguate, norme di comportamento e gestione di casi positivi. Il 7 aprile, infine, la Regione ha emesso un’ulteriore ordinanza che in pratica va a sottolineare quello che era stato deciso con quella del 29 marzo rispetto alla gestione dei casi positivi: in particolare sull’intervento delle Aziende sanitarie. Nell’ordinanza si fa riferimento alla gestione dei positivi da parte del Servizio Sanitario regionale, all’isolamento di pazienti positivi, al potenziamento di personale e infine all’eventuale gestione da parte delle Aziende sanitarie di strutture utilizzate ad hoc per la gestione di eventuali contagi. Il 14 aprile, infine, la Regione ha fatto un accordo per test sierologici attraverso la collaborazione con laboratori privati, annunciando priorità al personale RSA.

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Poi ci sono i numeri: al 1 febbraio erano presenti in Toscana 3231 ospiti di RSA. Al 6 aprile i decessi sono stati 331, circa il 10% degli ospiti totali registrati, ma non è chiaro quanti siano morti di morte naturale e quanti in relazione al coronavirus. Si tratta del dato più alto dopo Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Di fatto di questi 331 casi solo 15 sono risultati positivi, mentre 86 avevano sintomi. Il 30,5% dei deceduti era quindi positivo o sintomatico. Il tasso stimato di mortalità considerati ospiti positivi e sintomatici è del 3%. È però un’indicazione importante che il 40% dei decessi sia avvenuto nel periodo tra il 16 e il 31 marzo, ossia nel pieno dell’emergenza sanitaria Covid-19, mentre nelle prime due settimane di aprile è scesa bruscamente al 2%. È quindi probabile che una gran parte dei decessi sia riferibile proprio al Coronavirus nel momento in cui le direttive erano più blande, così come è plausibile che parte di questi decessi non sia stata conteggiata nei casi Covid-19 pur essendolo.

Al momento il ‘caso RSA toscano’, oltre ai 100 morti, ha prodotto anche due inchieste: una riguarda la vicenda dell’RSA di Comeana (Prato), l’altra quella di Montevarchi (Lucca). Al momento non si conoscono i dettagli, né sono noti eventuali indagati. Ma la vicenda è diventata anche un caso politico. Stanno arrivando richieste di chiarimento, facendo intendere peraltro che la questione RSA sarà uno degli argomenti politici della prossima campagna elettorale per le Regionali. Tommaso Fattori, candidato di Toscana a Sinistra, ha puntato il dito su i “ritardi inaccettabili” nella pianificazione dello screening, la Lega ha parlato di “Rsa dimenticati dalla regione”, FdI lancia una commissione d’inchiesta regionale, infine Forza Italia, che parla anch’essa di poca attenzione al problema e colpevoli ritardi, parla anche di “mancanza di protocolli adeguati”. Sulla questione è intervenuta l’assessore Saccardi che ha spiegato che “fin dal 2 marzo erano state date indicazioni su come comportarsi” specificando che delle 322 strutture solo 42 sono di competenza Asl e che quindi “nelle strutture gestite da privati  le aziende sanitarie intervengono solo quando si presentano problemi di salute, quando cioè il medico di medicina generale, contattato dalla struttura, ci comunica la presenza di un possibile caso positivo”. Ed anche la Toscana conferma il trend: il coronavirus colpisce più il sesso maschile. La letalità nel campione toscano è infatti del 7,6% tra gli uomini e del 3,8% tra le donne.

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