Coronavirus, Onu: “In alcuni Paesi persone LGBTI a rischio rappresaglie”

Coronavirus, l’Onu lancia l’appello: alto rischio di rappresaglie e mancanza di assistenza sanitaria per le persone LGBTI, soprattutto nei Paesi in cui sono criminalizzate.

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(Foto di Christian Escobarmora, da Getty Images)

Coronavirus, l’Onu lancia un altro allarme: le persone LGBTI sono a rischio marginalizzazione e discriminazione, soprattutto in alcuni Paesi. L’Onu torna quindi ad alzare la guardia, dopo aver sottolineato il rischio razzismo e discriminazione che questa pandemia potrebbe portare (e forse sta già portando) con sé. Questa volta punta l’attenzione sulla comunità LGBTI. L’appello è rivolto soprattutto agli Stati. Bisogna che i governi si impegnino a garantire la non discriminazione nei confronti di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali. Il rischio è molto alto, soprattutto perché una discriminazione in questa situazione di crisi potrebbe risultare doppiamente dannoso. “Le persone LGBTI sono a rischio di rappresaglie nel momento in cui cercano assistenza sanitaria in questo contesto di pandemia da Covid-19″. Sono queste le parole dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet. La situazione risulta grave soprattutto in Paesi in cui la popolazione LGBTI era già largamente criminalizzata anche a livello governativo, e non “solo” discriminata a livello culturale.

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(Foto di Johan Ordonez, da Getty Images)

L’Alto Commissario prosegue: “La popolazione LGBTI è tra le più vulnerabili ed emarginate in molte società e tra quelle più a rischio di Covid-19. Nei Paesi in cui le relazioni tra persone dello stesso sesso sono criminalizzate e i transgender sono presi di mira c’è il rischio che queste comunità non cerchino aiuto sanitario per paura di un arresto o di una violenza“. E’ quindi una questione che riguarda tutti: nessuno deve esser lasciato indietro. “Sono necessarie dunque azioni mirate per proteggere le persone LGBTI in tempi di pandemia” ha insistito. “Sappiamo che gli sforzi per uscire dalla crisi da coronavirus funzioneranno solo se i diritti di tutti alla vita e alla salute saranno protetti”. E’ un principio che riguarda tutte le fasce più marginalizzate della società. “Per le persone LGBTI, ciò significa garantire che non siano discriminate e trovare soluzioni adeguate. Significa anche garantire che le loro voci siano ascoltate”, ha aggiunto l’Alto Commissario.

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Ma non si tratta solo di un’emergenza sanitaria. La popolazione LGBTI ha anche maggiori probabilità di essere esposta alla disoccupazione, o di vivere in povertà rispetto al resto della popolazione. Per questo Bachelet sottolinea l’importanza dell’adozione di misure economiche necessarie per stemperare l’impatto che la crisi ha avuto su queste persone. Infine, un’ultima questione: il lockdown. Come per le donne vittime di violenza, anche per i giovani LGBTI la quarantena potrebbe rappresentare un potenziale rischio. Quei giovani potrebbero esser costretti a convivere con ambienti ostili, con la disapprovazione delle loro famiglie, senza avere vie di fuga. “Tutto ciò aumenta la loro esposizione alla violenza, all’ansia e alla depressione. È essenziale che i servizi di sostegno rimangano dunque disponibili durante questo periodo” conclude Bachelet.

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