Coronavirus: a Brescia boom di denunce sulle morti in case di riposo

Sono state aperte per omicidio colposo plurimo ed epidemia colposa, le indagini sui decessi da coronavirus nelle case di riposo di Brescia. Ad oggi, sono ancora tantissime le denunce che arrivano da parte dei famigliari disperati.

brescia coronavirus - case di riposo
foto via Il Giorno

Continuano a pervenire ulteriori denunce alla Procura di Brescia, per via della drammatica vicenda delle case di riposo. Sono in molti i famigliari che si sono rivolti alla magistratura per cercare delle eventuali responsabilità a seguito del decesso dei parenti ospiti delle strutture. Grazie agli esposti presentati, dunque, aumentano anche gli spunti di indagine, sui quali stanno lavorando i procuratore aggiunto, Carlo Nocerino, e i pm Corinna Carrara, Cati Bressanelli e Federica Ceschi.

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Coronavirus, troppi morti nelle case di riposo

Troppo alto il numero dei decessi che si conta nelle case di riposo di Brescia: con le indagini della Procura si cerca allora di risalire ai reali motivi della strage avvenuta da coronavirus tra gli ospiti delle rsa in piena pandemia. Secondo quanto si apprende dalle fonti, su circa 500 vittime in totale, sarebbero “soltanto” 168 i morti ufficiali di Covid-19. La maggior parte degli altri, tuttavia, aveva comunque sintomi attribuibili al virus, quali febbre alta e difficoltà respiratorie.

Ma come ha fatto il virus ad entrare in queste delicate strutture? Uno dei punti sui quali stanno lavorando i pm della Procura riguarda proprio la possibilità che all’interno delle rsa non tutto sia andato come doveva andare: si sta valutando infatti l’ipotesi che ci siano state gravi negligenze nella gestione dell’emergenza sanitaria da parte dei responsabili delle case (che comunque non versavano in situazioni di degrado), negligenze che hanno poi portato al contagio persino degli operatori sanitari.

coronavirus - case di riposo a brescia

Altra faccenda da chiarire è il perché non sia avvenuta la somministrazione dei tamponi orofaringei per verificare le condizioni di salute sia degli ospiti, che ovviamente del personale di servizio. Personale che è stato tra l’altro costretto a lavorare in condizioni di sicurezza del tutto insufficienti, senza dispositivi di protezione adeguati. Inoltre, e questo è parte di uno degli esposti presentati dal Codacons, ci si domanda anche del perché non sia stata istituita la zona rossa ad Orzinuovi, area a ridosso del focolaio lodigiano e che conta tra i numeri più alti di contagiati.

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Al momento, comunque, si sta indagando per omicidio colposo plurimo e per epidemia colposa, pur non essendoci ancora scritto alcun nome nel registro degli indagati. L’indagine poterà al vaglio anche la documentazione del Nas dei Carabinieri di Brescia, con cartelle cliniche e diverse relazioni sulla disposizione e messa in pratica dei protocolli di sicurezza.

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