L’infettivologo Bassetti: “Paure esagerate, emergenza sanitaria è finita”

L’infettivologo Bassetti: “C’è un clima di terrorismo mediatico esagerato. Nel nostro paese l’emergenza sanitaria è finita. Riaperture? Primi a chiudere e ultimi a ripartire, forse al Governo manca coraggio”

matteo bassetti coronavirus
Matteo Bassetti

Il presidente della Società italiana terapia antinfettiva parla di allarmismo esasperato. Matteo Bassetti, in più di una circostanza, si è espresso in maniera differente rispetto a colleghi presenti in televisione a più riprese. Una voce controcorrente, non più isolata. Dalle mascherine alle soluzioni apportate dal governo, passando per l’emergenza sanitaria, le riflessioni di Bassetti sono critiche. Non mancano bordate al governo. “Siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi a riaprire – spiega con una punta polemica – Forse ci è mancato il coraggio. “L’obbligo della mascherina va bene quando non possiamo mantenere il distanziamento sociale ma alla dittatura della mascherina non ci sto. Io non la metto se esco all’aperto, certo se vado al supermercato la indosso. Ma non si deve far pensare che sia la soluzione al Covid-19”.

Perchè questo clima di paura? E’giustificato? L’infettivologo risponde apertamente augurandosi un approccio più morbido. “Comprensibile si scateni questa sorta di terrore. Tutte le sere puntualmente per sessanta giorni a sentire la conta dei malati e dei morti. In Francia, Spagna, o in Belgio, in condizioni tutto sommato simili, non credo si siano preoccupati allo stesso modo. Ormai qui la gente vede l’untore nella persona della porta accanto. Mettersi una mascherina contenitiva nei luoghi affollati, al supermercato, dove può mancare un distanziamento sociale, ha senso. Ma coprirsi per strada da soli, lontani da tutti, come vediamo a volte, è inutile”.

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“Emergenza grave è alle spalle, ma troppa prudenza”

“L’emergenza sanitaria grave è finita – prosegue Bassetti, parlando degli ospedali – ma evitiamo il ‘liberi tutti’. Ci sono ancora tanti interrogativi aperti, ad esempio ignoriamo il numero di persone asintomatiche rimaste a casa senza tampone. Lo scopriremo con i test sierologici. Con questo virus per parecchio tempo ormai dovremo farci i conti. Ma occorre ragionare, non ricorrere alla politica del terrore. Maggio e giugno saranno fondamentali per scendere a R0, zero contagi. Siamo stati i primi che hanno chiuso, saremo gli ultimi a riaprire. C’è stata tanta paura forse troppa, poco coraggio, forse anche per colpa nostra e dell’Oms”.

“Numero dei morti andrebbe rivalutato”

Secondo l’infettivologo, infine, andrebbe rivista la stima sui morti e l’effettiva letalità del virus. “Dovremmo avere tre milioni di contagiati in Italia, ma la letalità andrebbe ricalcolata. E’ sotto l’uno per cento. E molte vittime positive al tampone in realtà non sono morte di Coronavirus, ma di altro. Un quadro speranzoso per il futuro? Sì, va detto che i numeri si sono ridotti, le cure vanno meglio, questa prima ondata sembra ormai controllata. Però, oggi, ho fatto un giro fuori e mi hanno fermato quattro volte. Sembra uno stato di polizia. Poi ci siamo chiariti, e sono potuto ripartire”.

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