Coronavirus, tribunale di Brescia: buoni spesa anche agli stranieri, basta il domicilio

Il Tribunale di Brescia, nella sentenza nata per via di una delibera del Comune di Bonate Sopra, ha confermato che tutti gli stranieri in difficoltà hanno diritto ai buoni spesa, senza alcuna discriminazione.

brescia buoni spesa stranieri
foto via Asianews

A seguito dell’emergenza coronavirus, il governo ha previsto l’erogazione di sussidi per le persone meno abbienti e in difficoltà tramite i buoni spesa, sia per cittadini italiani che per quelli stranieri residenti nel territorio. Come riportato dall’ANSA, però, una delibera del Comune di Bonate Sopra (in provincia di Bergamo) ha inserito dei requisiti per l’ottenimento dei buoni, che prevederebbero la loro elargizione soltanto agli italiani e a quegli stranieri con permesso di soggiorno di lungo periodo.

LEGGI ANCHE: Passeggiate, messe, seconde case, bagno al mare: che cosa si può fare, regione per regione
LEGGI ANCHE: Badante picchiava assistito, la gdf sequestra beni per 2 milioni di euro

Buoni spesa anche a stranieri, ricorso al Tribunale di Brescia

Tale decisione è stata definita “discriminatoria” dal Tribunale di Brescia, dato che ai sensi dell’ordinanza della Protezione Civile questi aiuti come unici requisiti avrebbero soltanto una reale condizione di disagio economico e una domiciliazione nel territorio comunale. A portare il caso all’attenzione dei giudici sono state l’Asgi, associazione studi giuridici sull’immigrazione, e la Fondazione Guido Piccini onlus.

Questo perché i buoni spesa sono stati disposti per essere rivolti a tutti coloro che, residenti in una comunità territoriale, sono stati fortemente danneggiati dall’emergenza coronavirus, indipendentemente dalla nazionalità, dal titolo di soggiorno e dalla durata della permanenza sul territorio. Anche perché, soprattutto nel caso degli stranieri irregolari, questi non hanno alcun modo di poter lasciare il Paese a causa del blocco della mobilità internazionale, e i paesi di origine non sono disposti a riammetterli entro i loro confini.

coronavirus buoni spesa

In tal senso, l’ordinanza del Comune di Bonate Sopra è stata definita discriminatoria dal Tribunale di Brescia, che ha accolto il ricorso dell’Asgi e della Fondazione Guido Piccini onlus appellandosi al “diritto all’alimentazione“. Secondo quanto scritto dal giudice Mariarosa Pipponzi nella nota ufficiale, tale diritto “costituisce il presupposto per poter condurre un’esistenza minimamente dignitosa e la base dello stesso diritto alla vita e alla salute, quindi che appartiene a quel nucleo insopprimibile di diritti fondamentali che spettano necessariamente a tutte le persone“.

Per tale ragione “non possono quindi essere poste condizioni, quale la tipologia del permesso di soggiorno”. Una motivazione che riprende un provvedimento già emesso similmente nei giorni scorsi dal Tribunale di Roma.

LEGGI ALTRE NOTIZIE DI CRONACA: CLICCA QUI

Tuttavia sottolineiamo che quello del Bergamasco non è l’unico comune italiano ad aver applicato delle ordinanze così restrittive in merito alla distribuzione dei buoni spesa per i meno abbienti colpiti dall’epidemia di coronavirus. Anche a Ferrara, o a Brusciano e Marigliano, alcune associazioni si stanno battendo per permettere di allargare la distribuzione dei sussidi alimentari agli stranieri non regolari.

Impostazioni privacy