Calabria, fase 2: comuni in rivolta contro ordinanza regione apertura bar e ristoranti

Grazie a un’ordinanza della governatrice della Calabria Joe Santelli da oggi in Calabria sarà “consentita la ripresa” delle attività di ristorazione. Ma i comuni si ribellano e anticipano la non applicazione dell’ordinanza.

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(Foto di Giovanni Isolino, da Getty Images)

La governatrice della Calabria Joe Santelli ha disposto un’ordinanza secondo cui sarà “consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto”. Un’ordinanza che, dunque, ignora l’appello del governo sulla fase 2: le regioni possono disporre di alcune libertà sulla gestione locale, ma la direzione deve essere unitaria. Diverse pressioni erano arrivate dal governatore Zaia in Veneto, portavoce della pressione degli industriali su una riapertura anticipata e più drastica. Ma mai una rottura così secca. L’ordinanza della governatrice della Calabria sarebbe dunque una vera dichiarazione di guerra contro la rinnovata chiusura di bar e ristoranti predisposta dal governo. Secondo l’ordinanza della regione Calabria, invece, queste stesse attività “possono essere riattivate presso gli esercizi che rispettano le misure minime anti contagio e ferma restando la normativa di settore”.

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La regione registra 1.102 persone positive, cinque in più nelle ultime 24 ore, e 86 vittime dall’inizio dell’emergenza. E’ tra le regioni meno colpite d’Italia. E la Santelli ora prova ad alzare il tiro: “Poiché in queste settimane i calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole, è giusto che la Regione ponga in loro fiducia. Sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi di apertura che la Regione ha deciso di consentire, anche oltre il dettato del governo”.

La rivolta di comuni e governo contro l’ordinanza della regione Calabria

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(Foto di Vincenzo Pinto, da Getty Images)

Ma ora arriva la rivolta di diversi comuni della Calabria, arriva il rifiuto di applicare l’ordinanza regionale. Tra questi comuni in Calabria, a Carlopoli, nel Catanzarese, il sindaco Mario Talarico in un avviso contesta l’ordinanza e sottolinea la sua fedeltà a quanto previsto dai Dpcm del 10 e 26 aprile. Si unisce alla lotta dei comuni della Calabria contro l’ordinanza, anche il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, che annuncia la non applicazione: “Non è ora il momento di operare strappi laceranti rispetto alle indicazioni date dalla Comunità scientifica ed il ritorno alla auspicata normalità dovrà avvenire gradualmente”. Il sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, invece, si riserva di impugnare il provvedimento. Sono soprattutto sindaci calabresi di centrosinistra, quelli che si sono opposti all’ordinanza della governatrice di Forza Italia.

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E ancora, il sindaco del comune di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, commenta su facebook l’ordinanza: “A volte la realtà supera la fantasia. Non si gioca sulla pelle e sulla salute dei cittadini. Spero che la notte porti consiglio, in caso contrario ci determineremo di conseguenza. Intanto chiedo a tutti di mantenere la calma, ne parliamo domattina”. Si unisce Flavio Stasi, sindaco di Corigliano Rossano (Cosenza), che informa: “Con particolare riferimento alle attività commerciali interessate, restano in vigore le ordinanze sindacali in materia di contenimento del contagio. Capisco la sincera volontà di alcune attività, in grave difficoltà, di aprire e mi spiace, ma questo non è il momento di fare confusione. Il ritorno alla quotidianità deve essere ponderato“. Si ribella anche Pino Belcastro, sindaco di San Giovanni in Fiore (Cosenza), che annuncia un’ordinanza in linea con le norme varate dal governo. Poi Michele Tripodi, sindaco di Polistena (Reggio Calabria), che definisce “illegittima e stucchevole l’ordinanza della presidente Santelli, dal modello tutto chiuso al modello tutto aperto (prima del tempo), tranne ovviamente per gli ambulatori della sanità pubblica ancora avvitata su stessa”.

Stando alle ultime novità, anche il governo si starebbe armando contro l’ordinanza emessa dalla governatrice. L’esecutivo avrebbe discusso l’ordinanza al Consiglio dei ministri di ieri sera, e ora sarebbe pronto alla diffida. Una diffida che potrebbe sfociare in una vera impugnativa. E’, al momento, solo un invito: Joe Santelli è invitata a rimuovere le parti dell’ordinanza che non sono in armonia con il Dpcm dell’esecutivo.  In caso di rifiuto, il governo potrebbe decidere di ricorrere al Tar o alla Consulta per impugnare l’ordinanza. I provvedimenti del Dpcm infatti sono validi su tutto il territorio nazionale, e le ordinanze regionali o comunali si possono muovere in limitata libertà: possono decidere come applicare quelle direttive, ma non di eluderle.

 

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