Ucciso a 15 anni dalla mafia: torna in carcere il sequestratore di Giuseppe Di Matteo

Torna oggi in carcere, il sequestratore del piccolo Giuseppe Di Matteo: Franco Cataldo, 85 anni e condannato all’ergastolo, era stato scarcerato e posto ai domiciliari a seguito delle misure anti Covid-19.

Giuseppe Di Matteo

Franco Cataldo, 85enne condannato all’ergastolo per concorso nel sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo è tornato in carcere. A seguito delle misure anti Covid-19, Cataldo era stato posto temporaneamente ai domiciliari presso la sua abitazione di Geraci Siculo. Il provvedimento è stato autorizzato dalla Corte d’appello di Palermo, che ha quindi disposto ai carabinieri di condurre Cataldo nel carcere Lorusso Pagliarelli. In un secondo momento, il detenuto verrà poi definitivamente trasferito nella struttura penitenziaria di Opera, la stessa presso la quale stava scontando la sua pena.

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Sciolto nell’acido a 15 anni: la storia di Giuseppe Di Matteo e Franco Cataldo

Franco Cataldo era stato arrestato, insieme ad altri membri della mafia, dopo la scoperta del bunker sotterraneo usato per tenere segregato il 15enne Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino. Quel bunker, situato in un casolare di San Giuseppe Jato, era stato uno dei diversi covi utilizzati per nascondere il bambino, prima che l’ordine di Giovanni Brusca portò allo strangolamento della vittima e all’occultamento del suo cadavere, che venne sciolto nell’acido.

I fatti risalgono ormai al 1993, quando nel mese di novembre il piccolo Di Matteo venne rapito su ordine di Brusca e nascosto in diversi casolari, in isolate fattorie di campagna. Nello specifico, nel casolare di Cataldo Giuseppe ci finì tra l’estate e l’ottobre del 1994, fino a che l’uomo decise di sbarazzarsene perché impegnato nella raccolta delle olive nello stesso capanno in cui era rinchiuso il ragazzino. Il 15enne trovò quella barbara morte 25 mesi dopo il suo rapimento, l’11 gennaio del 1996.

Giuseppe Di Matteo
il giovane Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo

Durante il periodo del sequestro, appena pochi giorni dopo la denuncia di scomparsa effettuata dalla madre di Giuseppe, i mafiosi contattarono il nonno con una missiva, inviando anche una foto del 15 enne. Negli biglietto, veniva intimato al padre del ragazzo di “ritirare le accuse fatte a quei personaggi”, di finire di “fare tragedie”, se avesse voluto rivedere sano e salvo suo figlio. Santino, però, dopo un tentativo andato a vuoto di cercarlo insieme ad altri due pentiti, decise di proseguire la collaborazione con la giustizia. Ma quando Brusca venne condannato all’ergastolo per l’omicidio di Ignazio Salvo, venne dato l’ordine di uccidere barbaramente il ragazzo.

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Franco Cataldo non è stato l’autore materiale dell’omicidio del 15enne, ma ha partecipato attivamente al suo sequestro. In merito alla sua scarcerazione temporanea, il padre di Giuseppe si era perciò sfogato con i giornalisti di Fanpage, accusando lo Stato di aver “dimenticato i morti innocenti“. “Quello ha 80 anni, quell’altro ha il Covid, avete fatto uscire tutti, si organizzano di nuovo, succederà un casino. Se succede qualcosa non devono dire ‘ah è successo’, devono dire: colpa nostra”, aveva esordito con indignazione Santino Di Matteo.

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