Coronavirus in India, l’esodo dei migranti ha portato il virus in tutto il Paese

Nonostante l’apertura alla Fase 2, dopo due mesi di lockdown, l’India sta riscontrando un picco pericolosissimo di contagi da coronavirus. E, secondo gli esperti, pare che il peggio debba ancora arrivare.

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Dopo quasi due mesi di imposizione del lockdown su tutto il territorio nazionale, l’India sta ora assistendo a un drammatico aumento dei casi Covid-19, che secondo gli esperti può essere attribuito a quegli oltre 3 milioni di lavoratori migranti che, spostandosi dalle principali città, stanno tornando ai loro stati di origine. Un picco di contagi, questo, che si sta verificando proprio alla vigilia della Fase 2.

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Esodo dalle città alle campagne: la marcia del Coronavirus in India

Ieri è stato il giorno con il più alto numero di nuovi contagi, da quando il coronavirus è entrato in India senza essere stato invitato. Si parla di 6.088 di casi, soltanto nella giornata di ieri. Così, proprio quando la Fase 2 vorrebbe trovare finalmente una sua concretezza, con alcuni dei voli interni già riaperti e la voglia di una ripartenza economica sempre più forte, la paura prende nuovamente piede nel Paese. Una paura che si amplifica soprattutto nelle bidonville e nelle campagne ancora priva di assistenza sanitaria.

Perché proprio nelle campagne e nei villaggi lontani dalle città, dove invece il virus è stato finalmente tenuto sotto controllo, si stanno ora spostando moltissimi dei lavoratori che stanno tornando nelle loro terre. Con una migrazione interna che sta già cominciando a far sortire i suoi peggiori effetti.

Nello stato orientale del Bihar, ad esempio, è previsto che almeno 2 milioni di lavoratori migranti torneranno da tutto il paese nel giro dei prossimi mesi. Secondo i dati diffusi dal governo del Bihar lunedì, su 835 lavoratori migranti che sono stati testati al loro ritorno da Delhi, uno su quattro è risultato positivo al virus. Il numero totale di casi di Covid-19 che, solo nel Bihar, è salito a 1.500 mercoledì, con un aumento di oltre 700 rispetto al venerdì della settimana precedente.

“Temevamo che il ritorno dei lavoratori migranti nello stato avrebbe provocato un aumento improvviso nei casi”, ha spiegato ai giornalisti di Arab News un funzionario del Ministero della Sanità, che ha chiesto di rimanere anonimo. “Quei lavoratori che stanno tornando da diversi stati vengono messi in quarantena, e il governo si sta impegnando per assicurarsi che il virus non si diffonda nei villaggi”, ha aggiunto.

Del resto, durante il periodo di lockdown il lavoro per quei lavoratori non c’era. Durante quel blocco di tre settimane che si è trasformato in chiusura di due mesi, c’è anche chi ha tentato di resistere, cercando di usare i propri risparmi anche solo per comprarsi da mangiare. Ma c’è anche chi, invece, non poteva rimanere. E ha quindi preso la sua bicicletta, o semplicemente un paio di “scarpe buone”, e si è messo in marcia per ritornare al villaggio lontano anche centinaia di chilometri dalla città che prima li ospitava, in un esodo le cui immagini hanno fatto il giro del mondo. Un esodo che ha però portato sulle spalle dei lavoratori migranti il peso di un virus molto pericoloso, lo stesso che ha lasciato dietro di sé una lunghissima scia di contagi.

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Picco massimo previsto tra luglio e agosto

Dall’inizio di maggio, il governo ha cercato di arginare – troppo tardi – la situazione, rimettendo sui binari dei treni speciali in diverse parti del paese atti a trasportare a casa questi lavoratori dai “salari giornalieri”. Eppure, due settimane dopo, migliaia di loro sono ancora bloccati a Delhi. “È una situazione senza precedenti e una crisi umanitaria di grande portata”, ha affermato l’ONG Ajeevika Bureau, con sede a Delhi, in una sua nota ufficiale.

“Non puoi incolpare le persone per la crisi. Il governo ha introdotto il blocco senza pianificazione e il risultato è il caos che stiamo vedendo. Questa era la paura in precedenza: che se i lavoratori migranti tornassero, ciò causerebbe un’escalation nei casi. Quella paura si sta avverando “, ha spiegato invece l’analista politico Pawan Pratyay. E ha poi proseguito: “Finora, gli stati più poveri come il Bihar sono stati al sicuro. Ma il ritorno dei migranti in questa fase rende nervosa l’intera popolazione”.

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Un clima di nervosismo, questo, che potrebbe trovare uno sfogo ben più ampio tra qualche mese. “Si registra una marea di casi in India al momento, ma il periodo di punta potrebbe essere addirittura tra la prima settimana di luglio e la seconda settimana di agosto”, ha spiegato il professor T Jacob John, dell’Accademia delle Scienze indiana. Il peggio, dunque, pare debba ancora arrivare.

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