Hong Kong, proteste contro la legge sulla sicurezza. Almeno 180 arresti

Non si arrestano gli scontri tra la polizia ed i manifestanti a Hong Kong, in protesta alla legge cinese sulla sicurezza nazionale. Migliaia le persone che hanno aderito alla manifestazione e almeno 180 gli arresti.

TOPSHOT – Protesters throw back tear gas fired by the police in Wong Tai Sin. (Photo by Anthony WALLACE / AFP) (Photo credit should read ANTHONY WALLACE/AFP via Getty Images)

L’autonomia dell’isola è diventata terreno di scontro tra la Repubblica popolare cinese e gli Usa. Le proteste sono iniziate all’inizio del 2020 e i manifestanti con la mascherina hanno riempito le piazze sotto lo slogan “l’indipendenza è l’unica via d’uscita”. Gli agenti hanno fatto ricorso ai gas lacrimogeni, ai cannoni ad acqua e allo spray al peperoncino per bloccare gli aderenti alla proposta. La legge sulla sicurezza nazionale che Pechino si promette di approvare permetterà al governo cinese di “prevenire, fermare e punire” ogni possibile atto di secessione, vietare “attività di forze esterne o straniere”, e posizionare agenzie di sicurezza sul territorio.

 

Hong Kong: manifestazione e assembramenti

Tra i fermati durante le rivolte, anche l’attivista Joshua Wong che rispondendo all’Agi (Agenzia giornalistica Italia), sottolinea:” L’Europa sanzioni la Cina per le sue violazioni al trattato internazionale”. Intanto anche gli arresti continuano ad aumentare: almeno 180 le persone fermate con l’accusa di assembramento illegale per prendere parte alla manifestazione. Nonostante le critiche internazionali piovute sulla Cina per la discussione della legge, Pechino ha ribadito che Hong Kong e’ una questione interna e che non saranno ammesse interferenze “da alcun Paese”. Il ministro degli Esteri, Wang Yi, a margine dei lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo ha affermato che il Parlamento cinese, vuole approvare la legge “senza il minimo ritardo”.

 

Le proteste come preludio di richieste su più vasta scala

Le tensioni già alte con gli Stati Uniti causate da molti fronti, sono state riaccese al punto di spingere i due Paesi a ripensare ad una nuova “Guerra Fredda”. Pechino a questo proposito sottolinea:” Non chiuderemo la porta alla cooperazione, ma difenderemo la nostra sovranità e integrità nazionale e il nostro modello di sviluppo”. Non è tardato il commento della Casa Bianca, da parte del consigliere per la sicurezza nazionale, Robert O’Brien, che ha avvertito di “possibili sanzioni” in caso dell’approvazione della norma da parte del governo cinese. “Le manifestazioni di oggi sono il preludio a proteste su più vasta scala” ha avvertito l’attivista pro-democratico Joshua Wong.

Lui stesso ha lanciato un appello su Twitter chiedendo al mondo di appoggiare Hong Kong ed opporsi all’iniziativa cinese. L’attivista ha poi concluso con un mesaggio esclusivo per l’Italia, dichiarando ai microfoni dell’Agi che “Spera che il nostro Paese possa ridurre la sua partecipazione al progetto della Via della Seta”perché non è sicuro che la Cina rispetti gli impegni stabiliti.

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