Vittorio Brumotti dopo l’aggressione: “Ho visto la ’ndrangheta”

Dopo essere stato aggredito a Milano mentre documentava lo spaccio di droga alla luce del sole, l’inviato di Striscia la Notizia, Vittorio Brumotti, attacca la ‘ndrangheta.

Vittorio Brumotti – Fonte: Facebook

Vittorio Brumotti dopo l’aggressione

Colpito mentre si trovava in zona Porta Venezia, a Milano, per documentare lo spaccio di droga, Vittorio Brumotti ha dichiarato di essere svenuto per alcuni secondi. Trasportato all’ospedale Niguarda, l’inviato di Striscia la notizia è stato in seguito dimesso. Parlando dell’accaduto, nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha dichiarato: “Per rigenerarmi sono tornato sul luogo del misfatto con la mia mascella mezza distrutta: è il mio modo per superare il trauma. Poi sono andato a villa Necchi, una delle meraviglie del Fai, a rifarmi gli occhi, per riempirli di cose belle. Mi hanno colpito al volto in modo violento con il bastone della mia go pro, una botta fortissima. Sono svenuto per qualche secondo, ora ho lividi qua e là.”.

Per poi aggiungere: “C’erano tanti ragazzi di colore. Ma non sopporto le generalizzazioni. Sono di colore anche i tanti ragazzi che ci hanno portato il cibo a casa con Glovo per soddisfare i nostri vizi. La colpa dello spaccio è degli italiani: sono loro i primi consumatori di droga, spesso padri di famiglia che vanno a comprare cocaina per il loro sballo. E italiano è il business: la ’ndrangheta controlla il 90% del mercato della coca. Quando mi sono venuti addosso non ho visto dei piccoli spacciatori, ho visto la ’ndrangheta”.

Vittorio Brumotti – Fonte: Facebook

Le dichiarazione dell’inviato di Striscia la notizia

Sempre nel corso dell’intervista al Corriere della Sera Vittorio Brumotti ha inoltre affermato: “Mio papà è un ex carabiniere, mio zio era un generale dei carabinieri. Il senso delle regole ce l’ho nel sangue. Molti pensano sia un esaltato o un incosciente, ma anche se non andassi in onda farei questo lavoro. Non lo faccio per apparire e non lo faccio nemmeno per soldi. Quello che guadagno dal programma lo reinvesto per fare sempre ricerche sul territorio. Mi hanno minacciato di morte in tutti i modi, ma non mi fermo perché se no hanno vinto loro”.

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Per poi concludere: “Ho sempre odiato chi fa del male a chi non si può difendere. Ho 40 anni e ho la sindrome di Peter Pan, sono un eterno bimbo che vuole vedere che tutto va bene”.

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