Di Battista: “Il Recovery Fund sembra buono. Ma sono preoccupato”

Torna a parlare l’ex parlamentare e “voce di riferimento” del Movimento 5 Stelle: bene il Recovery Fund, ma timore per un eventuale ritorno del Patto di Stabilità. Sostegno alla Raggi.

«Il Recovery Fund è un ottimo passo in avanti»: potrebbe sorprendere la dichiarazione di Alessandro Di Battista – rilasciata nel corso di una intervista a Repubblica –  sul fondo di salvataggio ricchissimo che l’Ue sembra proprio volere: e una sostanziosa fetta sarebbe per l’Italia. Potrebbe sorprendere viste le sue dichiarazioni sul Mes, il fondo salva-Stati che «rischia di spalancare le porte alla troika», come aveva dichiarato lui stesso. La situazione è diversa, e devono esserlo anche i ragionamenti. E quindi fiducia nella Commissione Ue e, perchè no, nel governo Conte: «Il progetto appena annunciato dalla commissione von der Leyen mi sembra buono – risponde Di Battista all’intervistatore – soprattutto perché comprende una parte di finanziamenti a fondo perduto». Fiducia, dunque. Ma non troppa: «Gli altri strumenti previsti sono a debito. E io sono preoccupato perché per adesso il patto di stabilità e crescita è sospeso, ma fino a quando?». I timori dell’ex deputato del Movimento sono tutti rivolti al trattato del 1997 (il Patto di Stabilità e Crescita, ndr) che potrebbe rientrare dalla finestra dopo essere stato sospeso causa emergenza coronavirus e conseguente crisi economica: «È un patto obsoleto. Vecchio. È stato fatto nel 1997 sulla base dell’accordo di Maastricht, che è del 1993. Le decisioni che hanno portato a quelle regole sono state prese tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, addirittura a cavallo con la caduta del Muro di Berlino. Quant’è cambiato il mondo, nel frattempo?». La risposta è ovvia: il mondo è cambiato molto, come le condizioni dell’economia globale ed i rapporti di forza: «Dopo che vennero teorizzati quei parametri che poi sono finiti nel patto di stabilità e crescita ci sono stati il conflitto in Bosnia, la guerra in Kosovo con i bombardamenti Nato su Belgrado, la guerra in Afghanistan, la seconda guerra in Iraq, la guerra in Libia che ha colpito soprattutto gli interessi economici e strategici italiani, la guerra in Siria». Un lungo elenco, che si allunga con una storia che lui, ed il Movimento 5 Stelle nella sua versione “antieuropeista” conoscono molto bene: «Poi c’è la crisi dei mutui subprime del 2008 con l’enorme crisi economica e sociale della Grecia. Quel che voglio dire – prosegue Di Battista – è che sono accadute talmente tante cose che è normale che quei parametri siano ormai obsoleti. Torneranno però. E non vorrei mai che quando dovesse accadere l’Italia si trovasse in una situazione di indebitamento più grave, con un rapporto debito/pil ben oltre il 160 per cento che la renderebbe estremamente debole».

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E’ questo il grande timore che condiziona le valutazioni di Di Battista rispetto l’operato europeo: «Il patto di stabilità. Devo sapere quando torna perché devo capire che tempi ho per fare investimenti, anche a debito, da cui poter rientrare. Altrimenti è un’arma di rigore nelle mani del nord Europa che potrebbe pregiudicare i nostri interessi». Nel corso dell’intervista il leader (pur senza incarichi politici) parla anche di Virginia Raggi, mettendo al momento a tacere i rumors di una sua possibile candidatura per la carica di sindaco di Roma: «Virginia è un’amica, le voglio bene». Sembrerebbe proprio una dichiarazione di intenti: nessuna intenzione di volersi occupare della capitale d’Italia. Sono i temi nazionali ad interessare, come ad esempio la revoca della concessione di Autostrade ai Benetton. Ne parla sulla sua pagina Facebook, partendo dal suo amato sudamerica: «Un gruppo di nativi mapuche ha occupato un appezzamento di terra dei Benetton al grido di “recuperiamo ciò che è nostro”. Dalla loro lotta abbiamo molto da imparare».

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