Fase 2, la rivolta dei sexy shop: “Per noi nessun aiuto, ancora chiusi”

I lavoratori del “mercato del sesso” sono in rivolta: “Siamo gli unici ad essere ancora chiusi. Siamo pronti alla dispbbedienza fiscale”.

Senza aiuti dallo Stato, dalle Regioni ed ancora chiusi. Le attività collegate al mercato del sesso sono sempre più in difficoltà, e la pazienza sembra stia per esaurirsi: «Noi siamo discriminati da chi governa che, una dopo l’altra, sta facendo ripartire tutte le attività: solo i “sexy shop” restano chiusi. Solo noi esclusi dagli aiuti di Stato e Regione. Per questo siamo pronti alla disobbedienza fiscale. Ci stanno lasciando nel limbo in attesa di poterci spremere con un’altra tassa anticostituzionale come è accaduto in passato». A rappresentare la rabbia e la frustrazione degli operatori del settore è Marina Corradini che con il compagno Diego Bortolin e il figlio, gestisce sexy shop tra Pordenone, Udine e Treviso. In verità, dopo le ripetute dichiarazioni rabbiose degli operatori del sesso, qualcosa si sta muovendo. È dall’entourage del presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, è arrivato un segnale di apertura. «Speriamo! Contavamo di riaprire a giugno – commenta la Corradini – ma la vedo dura. Il codice Ateco obbligatorio 477894 dei “sex shop” non è inserito tra quelli delle prossime aperture. Abbiamo sfogliato l’elenco e in Friuli Venezia Giulia non ci siamo». Una situazione che non si capisce se sia frutto di una scelta o di una dimenticanza:  «Siamo indignati e parlo per tutta la categoria dei sex shop. È l’ennesima discriminazione che subiamo in Italia. Negli anni in cui gli incassi erano importanti chi stava al Governo non perse tempo a introdurre la Pornotax, un balzello del 25 per cento sugli utili. Una tassa che non è mai stata applicata a nessun altra attività commerciale».

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Il presidente della regione Friuli Massimiliano Fedriga

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Insomma, molti lavoratori del mercato del sesso si sentono quasi discriminati. Tanto più adesso, che la situazione econonomica è drammatica: «L’articolo 1 della Costituzione dice che Italia è una Repubblica fondata sul lavoro … A noi lo vietano! Ci stanno ostacolando, inventandosi divieti paradossali! Visto che non ci riconoscono il diritto di accedere agli aiuti che danno alle altre attività commerciali, non devono nemmeno chiederci di pagare le tasse e di rispettare gli adempimenti fiscali. Siamo arrivati all’ 80% del nostro reddito destinato allo Stato per non ricevere nulla in cambio se non vessazioni e discriminazioni».
L’attività dei sexy shop è – in realtà – da sempre osservata con sospetto, molto spesso per motivi culturali. Ma la realtà, almeno secondo Marina Corradini, è molto diversa: «Noi svolgiamo un’opera di aiuto alla società. Mettiamo a disposizione, a 360 gradi, un sostegno psicologico e materiale nei confronti di chi ne ha bisogno. Persone che trovano da noi quello che psicologi, farmacisti, medici ecc. non sono in grado di fornire. Il funzionamento della famiglia e l’equilibrio delle persone ha come base fondamentale l’attività sessuale! Basta nascondere la testa sotto la sabbia! Basta bigotti che prendono decisioni per noi».
Anche perchè non tutti gli operatori del mercato del sesso sono fermi e privi di aiuti. Almeno a livello globale:  «È più semplice far finta di niente e mettere la testa sotto la sabbia. Chi governa deve avere il coraggio di decidere. Mi vengono cattivi pensieri. Non vorrei che il disegno fosse di lasciare completamente in mano il mercato del sesso a qualche multinazionale che prima ha snobbato i nostri prodotti e ora vuole prendersi gratis i profitti. I gestori di sexy shop hanno la necessità di ristabilire il contatto con i propri clienti. La strada maestra per gli affari e il dialogo». Ma ora il problema è ripartire, ed in fretta: ne va della sopravvivenza di un comparto importante per l’economia del paese:  «Chi compra via internet non vive nell’oscurità. Noi non abbiamo sofferto il lockdown. Ma come noi possiamo vedere tutti gli indirizzi dei destinatari in tutto il mondo anche altri lo possono fare. E il settore offre grandi margini di espansione. Perciò viene da chiedersi a che gioco stiamo giocando? Chi sono queste grandi menti che hanno deciso di distruggere il mercato Italiano dell’intrattenimento sessuale?».

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