Provvedimenti interdittivi: ecco come a Palermo si combatte la Mafia

Un protocollo sottoscritto dal prefetto di Palermo, De Miro, e dal presidente dell’Autorità di sistema portuale, Monti racconta la lotta alla Mafia.

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La lotta contro la mafia va avanti, non si ferma, nemmeno in tempo di Covid-19: uno dei punti di base è rafforzare la prevenzione amministrativa antimafia nell’ambito delle commesse di lavori, servizi e forniture dell’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia Occidentale. Per questo è stato siglato un protocollo sottoscritto, a villa Whitaker, dal prefetto di Palermo, Antonella De Miro, e dal presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia Occidentale, Pasqualino Monti.

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“Diventa oltremodo importante – ha detto il prefetto – rafforzare tale collaborazione con riferimento anche a lavori, forniture e servizi, al fine di blindare in sicurezza gli interventi che l’Autorità Portuale ha in programma nei quattro porti che ricadono nella sua giurisdizione, per una cifra complessiva di oltre 250 milioni di Euro di cui circa 60 milioni immediatamente disponibili. Infatti l’Autorità Portuale ha segnalato che il porto di Palermo come anche gli altri porti ricadenti nella giurisdizione di competenza, e cioè Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle, saranno interessati da interventi strutturali a valere su risorse pubbliche per importi complessivamente molto ingenti, che potrebbero costituire oggetto di attenzione speculativa da parte della mafia; un pericolo paventato ove anche si consideri che nel passato, come giudizialmente accertato, attività esercitatesi nel porto di Palermo sono state sotto il controllo diretto delle diverse famiglie di cosa nostra”.

Con la sigla del documento l’Autorità Portuale si impegna a chiedere le informazioni antimafia per la stipula di tutti i contratti di importo superiore a 200.000 euro e per l’autorizzazione di tutti i subcontratti di filiera indipendentemente dalla soglia di valore, innalzando cosi la soglia indicata nella norma a tutela dei contratti pubblici per la richiesta delle informazioni antimafia in 5.548.000 per gli appalti di lavori e in 221.000 quella per gli appalti pubblici di forniture e servizi (con richiamo al regolamento comunitario per l’applicazione della normativa in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori forniture e servizi). 150.000 e invece il limite di valore al di sotto del quale la legislazione non prevede la richiesta di documentazione antimafia.  Nella prima metà del mese di giugno, il Prefetto Giuseppe Forlani ha emesso dodici provvedimenti antimafia interdittivi. In particolare, otto riguardano società operanti nel settore della cantieristica navale palermitana, coinvolte nella recentissima attività d’indagine condotta dalla Guardia di Finanza su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo – denominata convenzionalmente “Mani in Pasta” – che ha portato alla disarticolazione dei clan storicamente egemoni nei quartieri palermitani dell’Acquasanta e dell’Arenella, che fanno parte del mandamento mafioso di Resuttana.

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