UE, inizia il semestre di presidenza tedesca: Merkel pensa all’Italia

Parte il semestre a guida tedesca della presidenza dell’UE: un passaggio che potrebbe cambiare il volto dell’Europa post – Covid.

Un passaggio di consegne senza troppe cerimonie, ma che potrebbe avere un significato politico immenso: il ministro degli Esteri croato Gordan Grlic- Radman e il suo omologo tedesco Heiko Maas ufficializzeranno l’inizio del semestre Ue di presidenza tedesca che nella testa di Angela Merkel dovrà cambiare l’Europa. La cancelliera tedesca pare aver compreso che la gigantesca crisi innescata dalla pandemia debba essere affrontata in modo diverso rispetto alle crisi che hanno caratterizzato il passato dell’Europa, che deve riemergere da questo periodo oscuro più unita, solidale e forte di prima. Una Unione Europea capace di fronteggiare e gestire la concorrenza dei competitor esterni Cina, Russia e Stati Uniti ed allo stesso tempo di affrontare e sconfiggere il populismo che è esploso in tanti stati membri negli ultimi anni. Per arrivare a questi risultati gli strumenti sono tanti, e noti: il Recovery Fund, il nodo delle politiche migratorie, la protezione sociale attraverso la disoccupazione unica e il salario minimo, la lotta ai cambiamenti climatici, la re-europeizzazione delle produzioni di determinati beni che si sono rivelati importanti durante la pandemia, la digitalizzazione. Uno degli appuntamenti più importanti del semestre era previsto per settembre: il vertice Ue-Cina. Ma è stato rimandato. A Berlino sperano ancora di riuscire a organizzarlo prima di dicembre, periodo i cui ci sarà anche da gestire la fase finale della Brexit.

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Nelle prossime tre settimane si gioca intanto la partita decisiva sul Recovery Fund: Merkel ha confermato durante il vertice con Macron a Meseberg la sua volontà di difenderlo dagli arrembaggi dei cosidetti “Paesi frugali”. Ma è anche chiaro che quei soldi dovranno essere vincolati a riforme. E qui si arriva all’Italia: a Berlino, e soprattutto nella Cdu/Csu, serpeggia un certo nervosismo per l’incertezza sulla loro destinazione. Una fonte sintetizza i timori tedeschi: «L’Italia è tra i Paesi che spende peggio i fondi strutturali, possiamo fidarci che spenderà meglio quelli del Recovery Fund?». Un ragionamento fin troppo esplicito che potrebbe concretizzarsi con una serie di condizioni per il nostro paese nella gestione dei fondi provenienti dall’Europa. Non va trascurata poi una variabile fondamentale, quando si parla di rapporto tra l’Italia e l’Ue: l’immigrazione. Nelle ambizioni della cancelliera e del suo ministro dell’Interno Horst Seehofer, anche una riforma vera di Dublino e del diritto di asilo, una svolta sulle politiche migratorie che potrebbero favorire la coesione europea e chiudere il divario tra Nord- e Sud Europa. Quella di convincere i riluttanti Paesi di Visegrad – Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – ad accettare quote di profughi è un’impresa ardua. Ma se c’è una leader capacie di farlo è proprio Angela Merkel. La piattaforma è ampia, e sul tavolo ci saranno, contemporaneamente, il Recovery Fund e il bilancio pluriennale: in quest’ambito potrebbero essere anche ottenuti risultati sui migranti, magari incrociandoli con la spinosa questione del rispetto dello Stato di diritto, confidano a Berlino. Tanto è vero che appena incassata l’intesa sui soldi, è previsto che Bruxelles presenti la sua proposta sui migranti. E intanto, anche in questo fondamentale capitolo del semestre tedesco, «Berlino è su posizioni quasi identiche all’Italia», confermano fonti a livello governativo. E il tedesco Seehofer è in eccellenti rapporti con la sua omologa italiana Luciana Lamorgese.

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