Wwf lancia l’allarme: plastica anche nelle rocce e nella pioggia

Arriva la denuncia del Wwf sull’inquinamento pervasivo dovuto alla plastica, che si estende dagli oceani alle rocce, dalla neve alla pioggia. A dimostrarlo sono alcune ricerche scientifiche condotte nel mar Glaciale Artico, nelle Montagne rocciose e nei Pirenei francesi. 

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(Foto di John Wessels, da Getty Images)

Il Wwf denuncia ancora una situazione ormai giunta al limite: la plastica ormai invade ogni elemento e suolo della crosta terreste. E non si parla più solamente degli oceani, nei quali rappresenta dal 70 al 90% dei rifiuti. La plastica fa ormai parte anche di rocce, è incorporata tra la neve e la pioggia. A dimostrarlo sono diverse ricerche scientifiche condotte nel mar Glaciale Artico, nei dintorni delle Montagne rocciose e dei Pirenei. A ufficializzarlo è proprio una denuncia del Wwf, all’interno del suo report Plastica – una storia infinita. Il report fa parte della campagna di più ampio respiro condotta dal Wwf, chiamata GenerAzioneMare, che include anche interventi attivi sul territorio, come attività di pulizia all’interno del progetto Tour Spiagge Plastic Free. Il progetto il prossimo 5 luglio approderà in Puglia, e inizierà la sua attività di pulizia sulle spiagge di Lendinuso e Torre San Gennaro. Il tentativo è di ridurre, per quanto possibile, l’invadenza di un materiale che continua a segnare lo spazio circostante almeno dagli anni ’50.

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(Foto di Ed Wray, da Getty Images)

La plastica, infatti, fa ormai parte di quella nuova era geologica definita Antropocene: è persino nelle rocce, come materiale stratigrafico distintivo. Ed è anche nella pioggia, come anticipato. Le perturbazioni atmosferiche, infatti, comportano una diffusione su larga scala di questo materiale, in zone anche lontane da una pervasiva presenza umana, irrimediabilmente contaminate. I dati a dimostrazione di queste teorie vengono riportati direttamente dal Wwf, che cita diverse ricerche sulle Montagne rocciose. I risultati sono sorprendenti: anche oltre i 3.000 metri, nel 90% dei campioni di acqua piovana ci sono microfibre di plastica. Stessa cosa per i Pirenei francesi: a 1.500 metri di altezza ogni giorno, in media, ogni metro quadrato riceveva circa 365 particelle di plastica a causa delle piogge.

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Poi ancora, tra gli altri studi citati, anche quello condotto da un gruppo di scienziati tedeschi e svizzeri nel mar Glaciale Artico, più precisamente nel tratto compreso tra le isole Svalbard e la Groenlandia. Anche qui, la concentrazione di plastica è altissima: circa 10.000 frammenti per litro. A sottolineare la pericolosità di questi dati, le stesse parole del Wwf: “Il drammatico impatto della plastica è peggio di quanto immaginiamo: non si limita quindi ai mari”. Per questo “prosegue un’azione di pressione sui Governi affinché venga raggiunto un Accordo globale vincolante che indichi regole e impegni certi per impedire che nell’ambiente si continui a immettere plastica”.

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