La ragazza che ha ucciso Andrea Matteucci travolta dall’odio

È accaduto in pochi istanti, uno scontro tra macchina e scooter, un giovane a cui la vita è stata strappata, e la ragazza alla guida lacerata dai sensi di colpa.

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Le scrivono «assassina». «Ubriaca». Le dicono che «deve morire» per quello che ha fatto. Ma lei – in lacrime, occhi nel vuoto – non fa che ripetere alla madre, al suo avvocato e alle poche persone con cui ha parlato in questi giorni di dolore che non importa: «Perché sono già morta. Dentro. Sì, una parte di me non c’è più».

È accaduto in pochi istanti: due esistenze che si incrociano mentre rientrano a casa per non tornare più indietro. Un giovane campione che se ne va portando con sé speranze e ambizioni. Una studentessa di 22 anni: una ragazza sportiva, impegnata, solare, già colpita dalla vita che le ha tolto il padre. La tragedia domenica notte, intorno alle una e mezzo, all’angolo tra via Machiavelli e via dei Pensieri, la strada dello sport, la loro strada. Dopo l’urto tra l’auto che la giovane guidava, una Polo Volkswagen, e lo scooter con cui viaggiava Andrea Matteucci, 17 anni, velocista, un ragazzo intelligente uno studente modello.

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Secondo la ricostruzione, la ventiduenne terrorizzata dallo schianto, è poi scesa dalla macchina ed è andata verso il marciapiede, dalla parte opposta della strada. Si è seduta lì, accanto al diciassettenne, fino a quando non è arrivata l’ambulanza, il medico, le luci della speranza. Magari i due ragazzi si sono riconosciuti, si sono visti in piscina: stessa passione, amici in comune. Poi è arrivato il nulla: «Andrea non ce l’ha fatta».

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L’alcoltest ha registrato un tasso superiore a quello consentito è arrivato l’arresto per omicidio stradale aggravato. Il senso di colpa. Le offese sui social e via messaggio. La voglia di scappare di tornare indietro, magari, nel tempo. «La ragazza – ha dichiarato il suo avvocato, Andrea Ghezzani – è sotto choc. È ovvio che il primo pensiero vada alla vittima e ai genitori del ragazzo scomparso. Arrivo a dire che le offese ricevute dalla mia cliente sono, purtroppo, comprensibili, almeno per come è strutturata la nostra società tritacarne. Ma non sono giuste. E questo al di là delle colpe. L’unica cosa che voglio aggiungere – ha proseguito – è che prima di parlare è necessario conoscere le cose. Al contrario, oggi, non sono chiari i gradi di responsabilità di questa tragedia».

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La fuga dai giorni del rimorso

Un dolore doppio, inspiegabile. Che si confonde tra le vite di questi giovani, entrambe distrutte. Come anche le loro famiglie, lacerate dal dolore. La giustizia, un domani, dovrà decidere la misura della colpa. Ma non potrà rimettere insieme i pezzi di questo dramma, questi due mondi che si sono sovrapposti e scontrati ed hanno generato un oblio di sofferenza. Ecco spiegato perché, per cercare di fuggire dai giorni del rimorso la ventiduenne, studentessa universitaria, ieri – dopo il permesso del giudice a trasferirsi in un altro Comune con l’obbligo di firma una volta al giorno e il divieto di uscire di casa dalle 20 alle 8 del mattino – è salita in auto con la madre per arrivare in provincia di Grosseto. Dove la mamma gestisce un’attività commerciale durante la stagione estiva. La ragazza resterà per qualche tempo, cercando di ricostruire, di comprendere, magari anche di chiedere scusa. E di riprendersi quella parte di sé che se n’è andata via. Quella che ha chiuso gli occhi con Andrea.

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