Keita Baldé e l’aiuto a 150 lavoratori

Keita Baldé Diao e l’aiuto ai braccianti agricoli senegalesi. Il calciatore si è esposto per potersi rendere utile e risolvere il problema.

 Keita Baldé Diao e l'aiuto ai 150 braccianti senegalesi

Keita Baldé Diao, ex di Lazio e Inter, attaccante del Monaco e del Senegal, ha procurato e pagato per un mese alloggio, vitto e vestiario per 150 lavoratori stagionali senegalesi a Llerida in Catalogna, la regione dov’è nato e cresciuto. Prima dell’intervento del calciatore, almeno una dozzina di hotel e strutture della cittadina, si erano rifiutati di ospitare i braccianti agricoli. Solo di recente il comune catalano si è fatto carico della situazione.

“Se non mi fossi esposto avrebbero continuato a dormire per strada”

Il calciatore, ha dichiarato di aver visto il video del portavoce dei lavoratori, e di essersi commosso: “L’ho contattato e abbiamo iniziato a pensare a come risolvere il problema”, ha spiegato Keita Baldé che inizialmente si era mosso in forma anonima “ma c’erano questioni burocratiche che stavano complicando le cose e sono dovuto uscire alla luce. È andata bene così: se non mi fossi esposto credo che i lavoratori avrebbero continuato a dormire in strada”. Il calciatore, non è nuovo a realtà drammatiche, lui stesso viene da genitori africani che “hanno dato tutto per arrivare in Europa e dare un futuro migliore ai loro figli” ed è per questo che Keita Baldé ha spiegato: “quando vedo situazioni del genere provo sempre ad aiutare. L’ho fatto con tutto il cuore, perché mi ritengo un ragazzo di cuore: non era una cosa pensata per finire su Instagram, ma per risolvere un problema. Così è stato”.

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Una realtà dura, ed il razzismo

Sull’isola di Gorée in Senegal, c’è la “porta” degli schiavi, dove venivano scelti i lavoratori da condurre in America, il calciatore ha visitato il luogo: “Ogni volta che vado mi viene la pelle d’oca, per tutto ciò che significa quel luogo. Lì ti spiegano bene cosa accadeva in quegli anni, una realtà durissima: la storia è sempre meglio conoscerla”.

Porta degli schiavi Senegal Keita Baldé Diao aiuto a 150 braccianti senegalesi

Il calciatore, interrogato in merito al razzismo ha replicato: “Gli episodi si ripetono puntualmente purtroppo. E io darei tutti i soldi che ho guadagnato in questi anni, se servissero a far sparire il razzismo. Ma dipende dall’educazione e dai valori delle persone. Non è semplice”. Ed in merito all’esultanza in ginocchio, ha espresso la sua opinione sui giocatori bianchi, poco predisposti a riguardo: “Deve essere un gesto spontaneo e non sempre nella foga del momento uno ci pensa. Ma se accade, ben venga”.

Negli stadi italiani, c’è più razzismo?

«In Italia il problema si ripresenta spesso e bisogna fare in modo che accada meno. A volte sono pochi scemi a comportarsi male. Però c’è gente cattiva, che cerca di attirare l’attenzione e non va sottovaluta». Ed in merito ai suoi colleghi che dicono: «non andate a giocare in serie A» a causa del razzismo «Chi non vive in Italia e non conosce tutte le belle persone che ci sono da voi, può essere spaventato quando succedono certi episodi. Io mi sono trovato benissimo e non giudico un Paese per cento che sbagliano: però — tutti insieme — dobbiamo cercare di abbassare quel numero».

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Dei modelli per il Senegal

Keita Baldé e Mané del Liverpool in Senegal sono visti come due modelli in cui identificarsi: «Siamo dei modelli, molto amati. Abbiamo gli stessi progetti, nei nostri villaggi d’origine: aiutiamo a costruire scuole, moschee, ospedali, strade. Il presidente ci ha convocato, è un onore. E il nostro sogno è che escano altri dieci Mané e dieci Keita». Ed interrogato sul mitico settore giovanile del Barcellona dove è cresciuto, ha replicato riguardo ai suoi ricordi: «Disciplina, rispetto e valori: sicuramente non è un caso che da lì escano sempre buoni giocatori», e dell’Italia invece, del bagaglio rimasto della serie A «Con la Lazio sono cresciuto, ho imparato tanto e sono diventato grande. Con l’Inter è stata un’esperienza breve ma molto intensa. Calcisticamente, mi è rimasta la componente tattica italiana, soprattutto nel posizionamento senza palla».

Il calcio francese

L’anomalia del calcio francese fermo definitivamente dal 30 aprile a causa della pandemia, viene vissuto dal giocatore con ottimismo: «Volevamo finire il campionato e i club ci hanno provato. Almeno siamo felici di aver ripreso gli allenamenti per la prossima stagione», e riguardo i sogni per il futuro ha dichiarato: “Per adesso sto bene qua a Monaco, ho altri due anni di contratto. Cerco di migliorarmi tutti i giorni. E non solo dentro a un campo di calcio”.

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