Il Mose finalmente in funzione: “Ma è solo una prova”

Oggi per la prima volta il Mose – il sistema di dighe che dovrebbe proteggere Venezia dall’acqua alta – entrerà in funzione. Un momento atteso dal 2003, quando fu avviata l’opera.

Era il 14 maggio del 2003: al governo c’era Silvio Belusconi, ed in quel giorno venne avviata la costruzione del sistema Mose. Acronimo per Modulo Sperimentale Elettromeccanico, si tratta di un insieme di paratoie progettate per riparare Venezia dall’acqua alta. E’ la riposta al quesito che gli amministratori si posero il 4 novembre 1966, giorno in cui l’acqua alta arrivò a 194 centimetri: come proteggere Venezia? La risposta arriva, forse, oggi: il premier Giuseppe Conte, insieme a tre ministri tra cui Paola De Micheli, titolare delle Infrastrutture e altrettanti sottosegretari, sarà a Venezia per assistere alla prima volta in cui le dighe del Mose separeranno la Laguna dal mare. Una verifica molto attesa: è la prima volta, infatti, che vengno tirate su insieme tutte e quattro le schiere, formate da 78 paratoie. «Non è un’inaugurazione, l’opera non è ancora conclusa», ha ripetuto in questi giorni il provveditore alle opere pubbliche del Triveneto Cinzia Zincone a cui, dallo scorso novembre, dopo un evento di acqua alta particolarmente intenso, è stato affiancato il super-commissario «sblocca cantieri» Elisabetta Spitz, mentre alla guida del pool di imprese esecutrici, il Consorzio Venezia Nuova, ci sono due commissari Anac, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola, insediati dopo gli arresti per lo scandalo tangenti del 2014.

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Proprio i 187 centimetri di acqua alta del 12 novembre scorso hanno imposto un’accelerazione sull’uso «in emergenza» del Mose, che sarà del tutto terminato solo tra un anno e mezzo. Si proverà però ad utilizzarlo in autunno, in caso si verifichino maree eccezionali. Sarà verificata la sua capacità di proteggere la città e limitare i danni: nella speranza che funzioni. Cosa che per chi si oppone al progetto non è per niente scontato: sono molti quelli che ritengono che il MOSE non sia in grado di svolgere i compiti per il quale è stato costruito. Gli oppositori, che oggi protesteranno con un corteo acqueo per l’ennesima volta, affermano che i test sono fatti sempre in condizioni di mare calmo e che con alta marea, vento e onde le paratoie non reggeranno. E poi c’è il problema dei costi: l’opera in se per sè alla fine costerà oltre 6 miliardi, senza contare le spese di manutenzione, nell’ordine di 80-100 milioni l’anno.

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