La Camera Penale veneziana ha chiesto al Ministro della Giustizia il supporto degli ispettori alla Corte d’Appello di Venezia, per il sospetto che ci fossero delle sentenze “copia-incolla”. Il risultato è mortificante per chi opera seriamente la professione di avvocato e di giudice.
Una scoperta allarmante: dopo la sentenza di secondo grado in cui appare il copia e incolla di una precedente nel 2016, si sono aperte le indagini alla Corte d’Appello di Venezia. La richiesta – riporta oggi Il Gazzettino – è stata comunicata dallo stesso organismo ai propri associati.
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La lettera fornisce le risposte all’accaduto: il tutto si trova scritto nelle “copie autentiche dei verbali delle udienze e di ben sette pronunce complete di motivazione e di dispositivo”. Da questi documenti emergerebbe “uno sconcertante quadro documentale che rischia di legittimare l’ipotesi che esista una sorta di prassi di pre-costituzione del giudizio non solo rispetto alla camera di consiglio ma anche alla discussione delle parti”, sostiene la Camera penale. La prassi mortificherebbe il ruolo giuridico che le figure come giudici e avvocati hanno e renderebbe nullo il contraddittorio finendo con il delegittimare l’intera Corte di appello e il fondamentale parere di quelli che operano invece nel modo più dignitoso e giusto possibile. Le indagini sugli avvocati sono ancora in corso ma il caso rischia di diventare il modello per altre sentenze similari.