Copia- incolla di sentenze alla Corte d’Appello di Venezia, avvocati denunciati

La Camera Penale veneziana ha chiesto al Ministro della Giustizia il supporto degli ispettori alla Corte d’Appello di Venezia, per il sospetto che ci fossero delle sentenze “copia-incolla”. Il risultato è mortificante per chi opera  seriamente la professione di avvocato e di giudice. 

Una scoperta allarmante: dopo la sentenza di secondo grado in cui appare il copia e incolla di una precedente nel 2016, si sono aperte le indagini alla Corte d’Appello di Venezia.  La richiesta – riporta oggi Il Gazzettino – è stata comunicata dallo stesso organismo ai propri associati.
Il fatto risale al 6 luglio scorso, e si tratta di un processo presso la prima sezione Penale della Corte d’Appello lagunare. “Ci veniva comunicato che durante l’udienza, anziché l’usuale relazione scritta era stato consegnato alle difese l’ordito motivazionale della sentenza, comprensivo del dispositivo, che disattende le tesi degli appellanti. Ci è stato documentato come a un collega siano state notificate a mezzo pec con tre giorni di anticipo rispetto all’udienza di discussione le motivazioni della sentenza di rigetto, ricavate attraverso quello che appare essere il copia e incolla di altra sentenza redatta nell’ottobre del 2016″, sottoscrive il presidente della Camera Penale, Renzo Fogliata. Un fatto molto grave che ha fatto prendere subito provvedimenti sul caso: è stata inviata una lettera alla Presidenza della Corte d’appello di Venezia e alla Procura Generale “denunciando la gravità dell’accaduto e chiedendo copia delle sentenze già scritte”, aggiunge Fogliata.

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La lettera fornisce le risposte all’accaduto: il tutto si trova scritto nelle “copie autentiche dei verbali delle udienze e di ben sette pronunce complete di motivazione e di dispositivo”. Da questi documenti emergerebbe “uno sconcertante quadro documentale che rischia di legittimare l’ipotesi che esista una sorta di prassi di pre-costituzione del giudizio non solo rispetto alla camera di consiglio ma anche alla discussione delle parti”, sostiene la Camera penale. La prassi mortificherebbe il ruolo giuridico che le figure come giudici e avvocati hanno e renderebbe nullo il contraddittorio finendo con il delegittimare l’intera Corte di appello e il fondamentale parere di quelli che operano invece nel modo più dignitoso e giusto possibile. Le indagini sugli avvocati sono ancora in corso ma il caso rischia di diventare il modello per altre sentenze similari.

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