Usa e Cina la tensione sale vertiginosamente. Cosa sta accadendo

Gli attacchi diplomatici tra Washington e Pechino sono ormai quotidiani e stanno degenerando in maniera rapidissima fino al punto del non ritorno.

<> Republican presidential candidate Donald Trump during a campaign rally at the American Airlines Center on September 14, 2015 in Dallas, Texas. More than 20,000 tickets have been distributed for the event.

Non si fa attendere la reazione di Pechino alla chiusura del consolato cinese di Houston da parte di Trump in seguito al presunto spionaggio da parte di alcuni ricercatori asiatici ai danni della proprietà intellettuale Usa e così, il governo del Dragone, oggi, comunica di aver ordinato agli Stati Uniti di chiudere il consolato nella capitale del Sichuan, nel Sud-ovest del Paese. La ritorsione di Pechino era prevedibile e prevista, l’incertezza era capire quale delle sedi diplomatiche americane la Cina volesse attaccare e alla fine la scelta è caduta su Chengdu, quella più strategica che copre il grande Ovest cinese, di cui fanno parte le regioni del Tibet e lo Xinjiang. Regioni, queste, già oggetto di sanzioni americane nei confronti di Pechino per la presunta violazione dei diritti umani della minoranza musulmana. Il governo cinese si difende dalle accuse, definendo la propria scelta come “legittima e necessaria agli atti ingiustificati da parte degli Stati Uniti”. Ieri il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha tenuto l’ennesimo duro discorso contro Pechino, affermando che l’avanzata della Cina di Xi Jinping deve essere bloccata a tutti i costi perché sono minacciati i pilastri fondamentali dell’Occidente.

In questo clima di tensione crescente tra le due super potenze mondiali, la faida diplomatica rappresenta un salto di livello: a scatenarla è stata proprio la chiusura del consolato cinese di Houston, in Texas, accusato di essere un centro di attività illecite, volte soprattutto allo spionaggio industriale. Nella stessa giornata il governo americano ha presentato un atto di accusa nei confronti di due hacker cinesi e perseguito alcuni ricercatori cinesi che avrebbero falsificato i documenti di ingresso nel Paese. Dal canto suo Pechino nega di aver mai organizzato o supportato attività illecite e l’impressione di molti analisti è che la Cina voglia evitare una escalation incontrollata, come dimostrano i massicci ordini di merce americana delle ultime settimane, oltre agli inviti al dialogo. I rapporti bilaterali però sembrano ormai irrimediabilmente compromessi.

Impostazioni privacy