Manuela, uomini e droga. Ma chi l’ha uccisa ha lasciato un’impronta

Manuela, uomini e droga. Ma chi l’ha uccisa ha lasciato un’impronta. Il killer ha tentato di coprire le tracce ma i carabinieri lo hanno stanato

Manuela, uomini e droga. Ma chi l'ha uccisa ha lasciato un'impronta
Manuela, uomini e droga. Ma chi l’ha uccisa ha lasciato un’impronta

Il killer di Emmanuel Alves Rabacchi, prima di fuggire, è andato in bagno, si è ripulito del sangue della trans e ha pulito anche le suole delle ciabatte. Poi è andato in cucina e ha girato le manopole dei fornelli per far riempire la casa di gas e farla esplodere. È poi uscito dall’edificio, in via Piana 10 a Milano, e ha evitato le telecamere di due banche per non farsi riprendere mentre raggiungeva la sua auto, una Renault Clio, che aveva parcheggiato in piazza Firenze. Tutto questo però non è bastato a Cristian L., 42 enne impiegato di banca. I carabinieri sono riusciti infatti a rintracciarlo e fermarlo con l’accusa dell’omicidio della transessuale brasiliana Manuela, colpita con 85 coltellate.

Le prove in mano agli inquirenti sono piuttosto solide: l’impronta della ciabatta Birkenstock rilevata sul pavimento, le immagini degli occhi elettronici e i tabulati telefonici nonché l’auto dell’uomo.
Tutto comincia alle 14:46 del 20 luglio scorso, quando una inquilina dell’edificio, avendo avvertito un forte odore di gas nella tromba delle scale, chiama l’idraulico dell’edificio che a sua volta contatta la Unareti. Intervengono dunque i vigili del fuoco verso le 15:55.

I pompieri raggiungono la finestra del secondo piano ed entrano nell’apparmento, pieno zeppo di gas. Spengono fornelli e aprono le finestre. E poi la inquietante scoperta del cadavere martoriato di Manuela. Sopraggiungono quindi carabinieri e scientifica. Gli inquirenti rilevano della polvere banca su un piattino nero con due cannucce e sull’impronta di ciabatta, in corridoio. Non ne trovano tuttavia né sul pianerottolo né sulle scale. Deducono, quindi, che l’assassino si è lavato.

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Ha inoltre provato a cancellare le prove tentando di far scoppiare un incendio nel palazzo che avrebbe potuto provocare altrettante vittime. Fortunatamente non si è accorto che la finestra del bagno era socchiusa. Nel frattempo i carabinieri indagano nella vita della trans che si prostituiva da circa 4 anni. Iniziano a interrogare il proprietario di casa, che mostra ai carabinieri l’ultima conversazione avuta con la trans, alle 8:13. I filmati delle due telecamere dell’edificio mostrano il pusher che alle 5:21 sale per consegnare la cocaina a Manuela. Verso le 6:03 un uomo con pantaloni beige e maglietta blu Birkenstock e zainetto sale dalla brasiliana. Esce verso 7:49 per andare alla sua Clio, entra nell’auto e vi resta dentro per circa 11 minuti. Alle 8:02 la macchina si sposta e poi torna alle 8:10. Alle 8:12 l’uomo torna in via Piana da cui esce alle 8:35.

In quei minuti si consuma l’omicidio, secondo le ipotesi, dato che alle 8:13 Manuela era viva. Il killer poi cerca di evitare le telecamere delle banche attraversando la strada a destra per poi tagliare a sinistra. Ma il volto dell’uomo viene mostrato a un’amica di Manuela che dice:”Sniffavano cocaina insieme e consumavano rapporti sessuali. Ultimamente Manuela mi aveva raccontato che questa persona le doveva dei soldi per delle prestazioni sessuali e per la cocaina che avevano comprato e consumato. Penso che il debito ammontasse a circa 500 euro. Il cliente le aveva promesso più volte di darle il suo dovuto, ma rimandava sempre, dicendole che aveva perso il lavoro durante il lockdown e che era in difficoltà economica“.

L’uomo, secondo l’amica, era registrato nella rubrica telefonica di Manuela col nick “Cliente Gallarate”. A incastrare il killer un numero che appare tra coloro che hanno contattato la trans più spesso: è quello di Cristian L.
Facendo uno screening sulle targhe delle Clio gli inquirenti risalgono al proprietario e arrivano alla giusta auto, che però è intestata alla compagna dell’uomo (la donna è totalmente estranea ai fatti e in quei giorni era andata in vacanza).

Gli inquirenti si recano dunque in via Tibaldi, bussano all’appartamento dell’uomo e trovano nella sua camera, ben nascosti, pugnale e ciabatte.

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