Palamara, nuove accuse al magistrato. E per lui è la fine

Corruzione e violazione del segreto d’ufficio. Ecco le nuove accuse rivolte a Luca Palamara. La carriera del magistrato è giunta alla fine.

Luca Palamara - Meteoweek.com
Luca Palamara

Corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio. Queste le tre nuove accuse rivolte all’ex Csm Luca Palamara. Accuse che potrebbero porre un punto definitivo alla carriera del magistrato, il quale a settembre dovrà anche fronteggiare un provvedimento disciplinare di fronte al nuovo Csm. Dopo questo nuovo, pesante risvolto si sgretola la teoria del complotto che Palamara aveva tentato di apporre a sua difesa.

Le accuse di corruzione

I Magistrati umbri non hanno dubbi: il complotto non esiste, tutte le accuse rimangono in piedi. In particolare gli inquirenti contestano l’acquisizione da parte dell’ex leader di Unicost di due motocilci ricevuti in dono da Federico Aureli, nome già noto alle indagini e titolare di Aureli Meccanica. I due mezzi, due T-Max Yamaha, sarebbero stati recapitati tra il 2018 e il 2019. Il motivo di tale regale è presto detto: Aureli doveva sdebitarsi con Palamara per l’interessamento rispetto ad un processo che aveva coinvolto sua moglie e sua madre.

Ma il filone di corruzione di cui Palamara si è fatto protagonista non finisce qui. Tra il 2011 e il 2018 il magistrato si è rilassato diverse volte in costosissimi weekend a Capri, tre i lussi dell’Hotel Punta Tragara. Si tratta di quattro vacanze, una con la moglie, una con la famiglia e due con l’amica Adele Attisani, tutte gentilmente offerte da Leonardo Ceglia Manfredi, titolare di Artesole Srl. Come mai tanta prodigalità per far divertire Palamara? Anche questa volta la risposta sta in un traffico di favori e corruzione. Palamara si sarebbe infatti interessato ad alcune controversie che hanno coinvolto il fratello di Manfredi e la sua società.

Leggi anche –> Cresce la tensione tra Usa e Cina, accusata di spionaggio

La violazione del segreto d’ufficio

Fin qui abbiamo enunciato i due fatti che hanno portato alle nuove accuse di corruzione per Luca Palamara. Rimane la violazione del segreto d’ufficio. In questo caso è coinvolto anche un altro ex magistrato di Roma, Stefano Fava, attualmente in servizio a Latina. Nella primavera del 2019 i due magistrati si accordarono per far uscire su “Il Fatto Quotidiano” e su “La Verità” alcune rivelazioni che dovevano sporcare l’immagine dell’allora Procuratore Giuseppe Pignatone e del suo aggiunto Paolo Ielo. La volontà dei due magistrati ora sotto accusa era  quella di condizionare la successione di Pignatone. I due giornali pubblicarono dunque le informazioni arrivate da Palamara e Fava, che riguardavano il conflitto sul fascicolo di Piero Amara, avvocato accusato di corruzione in atti giudiziari e consulente dell’Eni.

“I due pubblici ministeri (Palamara e Fava ndr), violando i doveri inerenti alla propria funzione, rivelano a giornalisti dei quotidiani Il Fatto Quotidiano e La Verità notizie di ufficio che sarebbero dovute rimane segrete”. Questa la motivazione dell’accusa apposta dalla Procura di Perugia nell’invito a comparire rivolto a Palamara. In particolare queste “notizie di ufficio che sarebbero dovute rimanere segrete” riguardano l’indagine per bancarotta e frode svolta ai danni di Amara. Inoltre Fava, istigato da Palamara, raccontò ai due quotidiani di aver chiesto due misure di custodia cautelare per l’avvocato non accettate da Pignatone per ragioni che avevano a che fare con un losco imbarazzo inconfessabile. Tra le informazioni ricevute dai due quotidiani c’è anche la vicenda della società calabrese Napag. Tale azienda sarebbe stata utilizzata per ricaricare denaro che l’Eni avrebbe poi inviato ad Amara.

Ecco quindi i fatti dietro i capi d’accusa rivolti a Luca Palamara. L’ex Csm dovrà rispondere dei suoi crimini davanti ai magistrati in un interrogatorio fissato per il 29 luglio. Sarà questa la fine di Luca Palamara? Dopo accuse di questo calibro, la risposta non può che essere affermativa.

Impostazioni privacy