Zingaretti sulle mascherine intoccabile i giudici pensano a noi, dice Salvini

Il leader ha parlato di “metodo Palamara”: è malagiustizia, Fontana persona onesta. “Zingaretti quando dovrà spiegare i milioni delle mascherine nel Lazio?”

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Matteo Salvini è arrabbiato, c’è una raffica di inchieste contro i ‘suoi uomini’, e ora c’è anche la questione Lombardia, i camici forniti dalla Dama spa, l’azienda del cognato del presidente Attilio Fontana, che vede la moglie del governatore presente con delle quote. «Qui c’è un problema grosso come una casa e i giornalisti continuano a non affrontare il tema: il sistema Palamara continua a essere praticato come se nulla fosse accaduto». Salvini è convinto che le indagini siano più contro di lui che effettivamente contro i diretti interessati. La preoccupazione del leader del carroccio non riguarda tanto l’onestà di Fontana ma la possibilità che questo voglia presentare nuovamente le proprie dimissioni.

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Indagini a senso unico

L’indagine è molto chiacchierata sui social e Salvini è costretto a commentare su Twitter: «Ne abbiamo abbastanza di queste indagini a orologeria e a senso unico. Siamo stufi». Quello che fa infuriare in particolar modo Salvini, anche se non lo dice apertamente, è il diverso trattamento rispetto a Nicola Zingaretti e alla vicenda delle mascherine pagate ma non arrivate alla Regione Lazio. Si è occupato però del promemoria il deputato Claudio Durigon: «Tra i camici gratuiti per la Lombardia e le mascherine vendute per 14 milioni alla Regione Lazio da un negozio che vende led, Fontana saprà spiegare anche questa situazione. Ma Zingaretti quando dovrà spiegare i milioni delle mascherine nel Lazio?».

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Malagiustizia alla Palamara

Gli stessi temi toccati da Salvini in merito a Fontana, «indagato perché un’azienda ha regalato migliaia di camici ai medici lombardi, malagiustizia a senso unico e “alla Palamara”, non se ne può più». E man forte arriva dai suoi fedelissimi, che sottolineano «l’enorme problema politico» con una parte della magistratura: «Gli girano intorno l’importante non è tanto l’esito degli eventuali processi, ma il farlo apparire al centro di ogni genere di malaffare». Sono 27 i fascicoli aperti per altrettanti casi di presunta malasanità in Lombardia, nelle ultime settimane si sono aggiunte altre inchieste delicate. Vi è anche l’acquisto di un immobile da parte della Lombardia Film commission in cui sono presenti i nomi di alcuni commercialisti vicini alla Lega e quella sull’accordo tra il San Matteo di Pavia e la Diasorin: il decreto di perquisizione della Procura di Pavia «al fine di fare luce sui legami politici che possono avere influito sulla scelta» dell’azienda da parte del San Matteo approfondisce il ruolo dell’ex commissario della Lega varesina Andrea Gambini, peraltro non indagato.

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Salvini a processo, la questione Open arms

Per questo motivo, giovedì prossimo, il voto in aula sulla questione ‘Open arms’ non è poi malvisto. Ed a spiegare la pretestuosità delle accuse, Salvini, «Lì tutto è chiaro — avrebbe confidato il segretario leghista —. Si deciderà se avevo o no, da ministro, il diritto di difendere i confini nazionali». I leghisti continuano a sperare nella bocciatura della richiesta di processo: «Tutto dipende — ha spiegato un parlamentare — da come andrà il voto per la sostituzione dei presidenti di commissione».

A rendere di malumore Matteo Salvini, anche la questione dei sondaggi che continuano a dare la Lega in ‘perdita’. Dall’indagine di Nando Pagnoncelli, la Lega oggi godrebbe solo del 23,1% delle intenzioni di voto, dalle Europee dello scorso anno il partito avrebbe perso un elettore su tre.

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