Bimbo di due anni venduto in spiaggia, per il momento non torna in famiglia

Ieri mattina ad Ostia un 23enne è stato arrestato mentre cercava di ottenere denaro offrendo, in cambio, le prestazioni sessuali di un bambino di due anni. L’uomo, di etnia rom, è poi risultato negativo al test antidroga. Durante le operazioni di fotosegnalamento non si sarebbe placato, creando scompiglio e danneggiando macchinari. 

bimbo venduto

Ieri mattina un ragazzo di 23 anni, di etnia rom, è stato arrestato ad Ostia: stava cercando di offrire le prestazioni sessuali di un bambino di due anni per ottenere, in cambio, una ricompensa in denaro. Alcuni momenti dell’arresto sono stati poi riproposti sulla pagine Facebook degli agenti, “Noi Poliziotti per sempre”. Il fermo sarebbe scattato dalla denuncia di un turista avvicinato dal 23enne, che si trovava sul lungomare Amerigo Vespucci di Ostia. Da lì è scattato l’allarme ai finanzieri dello stabilimento e l’inizio dell’operazione di arresto, avvenuto nel centro di Ostia dove l’uomo e il bambino si erano diretti. I due sono stati intercettati dalle pattuglie dei finanzieri e dalla Polizia di Stato del Commissariato Lido. Una volta individuate le pattuglie, il 23enne si sarebbe dato alla fuga tra la folla spaventata, abbandonando il bambino e urlando frasi sconnesse. Nonostante i tentativi di non essere acciuffato, che hanno creato non poca paura tra i bagnanti, l’uomo è stato bloccato dai militari. A quel punto, il tentativo di opporre resistenza agli agenti. Una volta bloccato il bimbo è stato trasferito in ambulanza all’ospedale Grassi di Ostia per controlli medici. Nel frattempo l’uomo è stato sottoposto ad esami tossicologici, risultati negativi. L’incriminato non avrebbe smesso di divincolarsi neanche durante le operazioni di fotosegnalamento, danneggiando alcuni macchinari. Al momento si trova nel carcere di Regina Coeli.

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“Ma la madre di questo bambino dove sta?”. Queste le domande poste con insistenza dai militari durante l’arresto. In tutta risposta, il 25enne articola un “gli ho dato da mangiare”. Poi un altro tentativo: “Sì, ma chi è questo bambino?”. “Nessuno”, la risposta. Stando agli ultimi aggiornamenti forniti dal Messaggero, l’uomo finito in carcere sarebbe il padre del bimbo. Lo ha confermato la Guardia di Finanza incrociando i dati anagrafici forniti ieri dalla madre del piccolo. I dati sono stati confrontati, infatti, con quelli Comuni di Roma e Ardea. La madre reclama: “È mio figlio, dove sta, voglio vederlo”. Dalla ricostruzione del quadro famigliare emergono allora altri dettagli: non sarebbe la prima volta che il padre ha problemi con la legge. In passato c’erano già stati precedenti per urto, truffa, stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale. Ora l’uomo è in arresto, in attesa dell’udienza di convalida, con l’ipotesi di sfruttamento della prostituzione minorile e resistenza a pubblico ufficiale.

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Per quanto riguarda il bambino, al momento si trova sotto osservazione di medici e psicologi al Grassi. Denutrito e in evidente stato di shock, il bimbo non riesce a pronunciare nessuna parola. Si cerca allora di ricostruire il perché del mutismo. I medici provano a comprendere se sia legato allo stato di shock o se sia, piuttosto, legato a una patologia pregressa. Stando a quanto emerso la famiglia abiterebbe a Salvare, sul lungomare degli Ardeatini, ed è davvero poco probabile che ora il bimbo venga restituito alla famiglia. La zona è famosa per una serie di problematiche legate alla criminalità, smaltimento illegale di rifiuti, spaccio e roghi tossici. La famiglia sarebbe una tra le tante famiglie bosniache e rom che hanno occupato delle abitazioni e che vivono in condizioni sanitarie estremamente precarie.

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