“Virus circola ancora”: Giuseppe Conte, pieni poteri ed emergenza prorogata

Il Senato ha approvato la proposta della maggioranza di prorogare lo stato di emergenza fino al 15 ottobre: troppi rischi e sopratutto troppe misure ancora da prendere.

“Inevitabile”: così la maggioranza ha definito la proroga dello stato di emergenza al 15 ottobre. Proposta che è stata votata ed approvata ieri in Senato, pur con qualche polemica e resistenza. A spiegare i motivi della richiesta è stato il presidente Giuseppe Conte in un intervento di circa mezz’ora: la proroga dello stato di emergenza è inevitabile perché la “pandemia non si è esaurita”. Ci sono ancora troppi rischi e, sopratutto, sono ancora troppe le misure necessarie per affrontare il post-lockdown da approvare. La maggioranza, che ha appoggiato la decisione con il voto, ha voluto però fissare dei precisi limiti: a cominciare dalla durata della proroga, estesa fino al 15 ottobre e non al 31, come inizialmente si era ipotizzato. Il secondo paletto posto è quello della forma con cui si andrà a legiferare: basta con i Dpcm e le delibere, servono fonti normative primarie. Infine, la maggioranza ha voluto impegnare il governo a coinvolgere il Parlamento in tutte le dinamiche relative alla gestione dell’emergenza. La maggioranza ha anche invitato il governo a trovare delle soluzioni che consentano di svolgere le elezioni previste nei prossimi mesi: le regionali, le comunali ed il referendum. Bisogna trovare il modo di organizzarle e gestirle fuori dalle scuole. Il premier Conte ha quindi incassato il primo via libera del Senato, con 157 si’ (il pentastellato Crucioli vota contro in dissenso, cosi’ i due senatori del Misto Martelli e Ciampolillo). Oggi è previsto il voto alla Camera.

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Il centrodestra si è presentato compatto all’appuntamento con il voto: ha presentato una risoluzione sostenuta da tutte le forze, con la quale ha attaccato a testa bassa governo e maggioranza. Un “no” deciso è stato espresso contro la proroga dello stato di emergenza: una decisione, secondo l’opposizione, dettata esclusivamente dalla necessita’ di “blindare” l’esecutivo ed eventuali rischi di caduta. In ogni caso il governo ha dato parere favorevole a una parte della risoluzione presentata dalle opposizioni che è stata approvata: viene garantito il coinvolgimento delle Regioni qualora si dovessero assumere decisioni legate a un ritorno del virus. Ma la situazione resta tesa, nonostante questa parziale apertura: Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno parlato senza mezzi termini di “deriva liberticida”, Forza Italia ha invece accusato il governo di voler “imbavagliare” il Paese. Il premier Conte ha ovviamente respinto l’accusa di mirare a un tornaconto personale in termini di consenso e tenuta del governo, ed ha replicato in modo netto: “Vi sfido a interrogare i presidenti di Regione e confrontarvi con loro: vediamo se sono disponibili a dismettere queste misure di protezione”. “La proroga dello stato di emergenza è una scelta obbligata” ha argomentato il presidente del Consiglio, che si è definito comunque “rinfrancato” dal fatto che i numeri registrati dei contagi sono inferiori a mesi fa “anche se il virus – ha sottolineato – continua a circolare. Il comitato tecnico scientifico rileva che la situazione nel mondo resta preoccupante”, ecco dunque la necessità di un atteggiamento necessario di vigilanza”. Conte ha anche specificato che “non c’è alcuna intenzione di drammatizzare né di alimentare paure ingiustificate nella popolazione”: la proroga serve per assicurare “la continuità operativa di chi sta svolgendo attività di assistenza e di sostegno per chi subisce gli effetti, diretti ed indiretti, di una pandemia che seppure fortemente ridimensionata non si e’ esaurita”.

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