Bonus partita Iva, ecco chi sono i furbetti: tre su cinque sono della Lega

Sono state rese note le appartenenze di partito dei deputati che hanno richiesto il bonus da 600 euro. Gli altri due che lo hanno ottenuto fanno parte rispettivamente di Movimento 5 Stelle e Italia Viva.

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Sono state svelate le provenienze politiche dei cosiddetti “furbetti del bonus“. Si tratta dei cinque deputati che, in piena emergenza Coronavirus, hanno richiesto e ottenuto i 600 euro riservati ai possessori di partita Iva. La notizia era stata lanciata dai colleghi di Repubblica, i quali sono risaliti al percepimento, da parte di questi cinque parlamentari, del bonus che nel frattempo è salito a mille euro. Un beneficio senza dubbio non necessario, visto che un deputato percepisce almeno 13mila euro al mese, anche quando non si riesce a lavorare sul posto, com’è accaduto in buona parte della fase di lockdown nazionale.

Stando sempre alle indiscrezioni riportate da Repubblica sul proprio quotidiano online, si saprebbe l’appartenenza politica dei cinque furbetti. Tre di questi apparterrebbero alla Lega, mentre gli altri due sarebbero legati rispettivamente a Movimento 5 Stelle e Italia Viva. Non sono ancora stati resi noti i nomi dei parlamentari coinvolti, anche se da più parti è arrivato l’invito a uscire allo scoperto. Il ministro per gli affari esteri Luigi Di Maio, in particolare, oltre a chiedere ai “furbetti del bonus” di svelare l’identità, ha richiesto scuse ufficiali e dimissioni.

Tra le altre cose, nel caso dei cinque componenti di Montecitorio sarebbero coinvolte oltre duemila persone. Si tratta di soggetti legati, a vario titolo, alle amministrazioni locali e nazionali. Si parla di assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci. Tutti coinvolti in una vicenda che rischia di far discutere, oltre a far calare ancor di più la credibilità della politica agli occhi del popolo. Ma come abbiamo detto, non è mancata la levata di scudi contro questi cinque furbetti, proprio da parte dei principali esponenti della politica nazionale.

Furbetti del bonus: le reazioni

Partendo proprio da Luigi Di Maio, che forse è stato il più duro di tutti. Uno dei politici che ha maggiormente lottato contro i benefici della “casta”, non ci vede più dalla rabbia. E scrive su Facebook: “È vergognoso. È davvero indecente. Questa pandemia ha fatto danni economici senza precedenti. Ci sono state persone che hanno perso il lavoro, aziende che hanno visto il proprio fatturato scendere in maniera drastica, attività che hanno chiuso senza più riaprire. Chiedano scusa agli italiani, restituiscano i soldi e si dimettano, se in corpo gli è rimasto ancora un briciolo di pudore. Non importa di quale forza politica siano espressione. Mi auguro che anche le altre forze politiche la vedano come noi“.

Luigi Di Maio e la sua aspra condanna – meteoweek.com

Al coro del ministro si aggiunge anche Roberto Fico. Il presidente della Camera usa toni altrettanto duri per attaccare i cinque furbetti del bonus, con cui condivide la presenza a Montecitorio. “È una vergogna – dice – che cinque parlamentari abbiano usufruito del bonus per le partite iva. Questi deputati chiedano scusa e restituiscano quanto percepito. È una questione di dignità e di opportunità. Perché, in quanto rappresentanti del popolo, abbiamo degli obblighi morali, al di là di quelli giuridici. È necessario ricordarlo sempre“.

Sempre a proposito di Movimento 5 Stelle, il vice-ministro all’economia Laura Castelli condanna l’accaduto. A prescindere dall’appartenenza di partito, il sottosegretario fa capire la gravità di un gesto del genere: “Col Movimento 5 Stelle – ricorda la Castelli – abbiamo sempre combattuto gli sprechi e non credo appartenga ai principi ‘onorevolì quello di richiedere il bonus partita Iva per chi di sicuro non fa fatica ad arrivare a fine mese ma ha avuto la fortuna di ricevere il proprio stipendio regolarmente anche durante la pandemia. Un gesto davvero inopportuno“.

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E poi ci sono le condanne da parte dell’opposizione. Come quella di Matteo Salvini: “Che un parlamentare chieda i 600 euro destinati alle partite Iva in difficoltà è una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta è una vergogna ma che l’Inps abbia dato quei soldi è una vergogna. In qualunque Paese al mondo, tutti costoro si dimetterebbero“. Al suo attacco si unisce Giorgia Meloni: “Una brutta storia di deputati avidi e governo incompetente sulla quale pretendiamo massima chiarezza“. E invita gli “innocenti” a definirsi tali attraverso un hashtag sui social.

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