Ogni giorno si tuffa nel fiume per ritrovare figlia dispersa: “Non posso smettere”

Ahmed Ben Daoud, 37 anni, origini marocchine, non si dà pace per la scomparsa della figlia di 15 anni, annegata il primo settembre nell’Adda mentre faceva il bagno. “Non posso smettere di cercarla”, confessa il padre. 

figlia morta fiume adda - meteoweek.com

Non si dà pace Ahmed Ben Daoud, 37 anni, origini marocchine, stravolto dalla morte della figlia di 15 anni, annegata nell’Adda il primo settembre mentre faceva il bagno nel parco Bartesaghi. “Non posso smettere di cercarla. Vorrei solo poterla riabbracciare ancora una volta, stringerla a me, avere un corpo su cui piangere. Chiedo solo di dire addio alla mia bambina“, dice Ahmed. La ragazza lascia, oltre ai due genitori residenti a Sondrio, anche i due fratellini piccoli. La quindicenne stava cercando di raggiungere una spiaggetta, camminando nell’acqua. Improvvisamente sarebbe scivolata, finendo preda delle onde. A partire da quel momento, ogni giorno il padre si reca al fiume per immergersi e cercare di riabbracciare, un’ultima volta, il corpo della figlia. “Forse Hafsa è incagliata da qualche parte, spero di trovarla o almeno di essere lì quando il fiume la restituirà. Non posso rimanere a casa ad aspettare”, spiega Ahmed. Un’ostinazione che ha colpito tutta la comunità, e che ha spinto tutti ad incrementare le ricerche: per l’intera giornata di ieri decine di volontari della Protezione civile hanno sondato le acque dell’Adda. La questura di Sondrio, intanto, cerca di allontanare il padre dal fiume, troppo pericoloso anche per lui. Le ricerche, va specificato, fin da subito hanno cercato con tutte le forze di ritrovare la ragazza: dal primo settembre sono stati mobilitati circa trecento uomini, tra Vigili del Fuoco, Finanza, Croce Rossa e Soccorso Alpino. Si è anche proceduto a svuotare il bacino di Ardenno, senza risultati.


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Poi le violenti piogge, che hanno portato a una sospensione delle ricerche. Ora la promessa di un rinnovato impegno per restituire alla famiglia il corpo della figlia. Ahmed cerca di collaborare: “Vorrei solo dare una mano. Mi avvicino al fiume, non sempre ci entro, in questi giorni il livello è più basso rispetto a quando la corrente si è portata via la mia bambina, a volte resto anche solo a riva. Temo che le ricerche presto saranno definitivamente sospese, ma io non mi arrendo”. Il padre si trovava in Marocco, a trovare i genitori, quando la tragedia ha avuto luogo. Ora racconta: “Hafsa era bella e dolce, si faceva voler bene. Quando sono partito le ho chiesto di occuparsi dei suoi fratellini, mi ha fatto un cenno di assenso con il capo e ha sorriso. È stata l’ultima volta che l’ho vista”.

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