“Ha un raffreddore e non il coronavirus”: ma senza tampone non può andare a scuola

“Ha un raffreddore e non il coronavirus, ma senza tampone mio figlio non può andare a scuola”, spiega rassegnata una mamma di Bolzano. Nessuno, tra Asl, istituto e medici, sembra voglia prendersi la responsabilità del caso.

bolzano, non va a scuola con raffreddore
Bolzano, studente non va a scuola per colpa del raffreddore – foto di repertorio

Una situazione che ha assunto i toni di un’Odissea, quella che uno studente di Bolzano è costretto a vivere. Colpito di recente da raffreddore e sinusite, per il giovane la scuola è ancora fatta di didattica a distanza. A raccontare la sua storia è la mamma, che parlando con i giornalisti de Il Corriere ha evidenziato un continuo “rimbalzo di reponsabilità” tra Asl, istituto e medici.

Il punto è in effetti il seguente: il ragazzo, colpito da raffreddore, non può presentarsi a scuola se non prima di essere sottoposto a tampone. Eppure, il test non può essergli somministrato perché non mostra sintomi specifici relativi al Covid-19. Un paradosso dal quale sembra al momento difficile uscire.

Bolzano, “mio figlio resta a casa per un banale raffreddore”

Mio figlio soffre di sinusite e all’ inizio della scuola era piuttosto raffreddato. Quindi l’ ho tenuto a casa anche se avrei potuto tranquillamente mandarlo a scuola. Mi sono attenuta alle regole, adesso chissà quando potrà a tornare a scuola“, ha esordito la mamma davanti ai giornalisti. Per poi proseguire: “Questo perché dopo tre giorni di assenza la scuola vuole un certificato che attesti che il ragazzo non abbia il Covid, ma la dottoressa non me lo fa perché mio figlio non ha fatto il tampone. Quindi non si assume la responsabilità di mettere nero su bianco che non è contagioso”.

Ma il tampone, al ragazzo, è al momento precluso. “Ovviamente l’ho chiesto, ma non avendo lui i sintomi del Covid non è previsto che venga sottoposto al tampone. Quindi potrebbero passare diversi giorni, una settimana secondo la dottoressa”, ha infatti evidenziato ancora la mamma. E nel frattempo, il giovane le lezioni le può soltanto seguire a distanza: del resto, “senza il certificato non lo lasciano rientrare a scuola“.

Al momento, spiega la donna, lo studente “è l’ unico della sua classe” ad aver attivato la DaD. “Quest’anno avrà la maturità e rischia di perdere parti importanti del programma. Ancora non so se e quando potrà tornare a scuola. Da giorni vengo rimbalzata in tutti gli uffici e non so più che cosa fare. Tutti mi dicono che ho ragione ma questo non risolve la situazione, mio figlio continua a restare a casa. Tutto per un banale raffreddore“.

Mentre da parte sua, l’amministrazione scolastica ha risposto alla donna “di avere pazienza“, e di “aspettare la nuova circolare” così che possa sbloccarsi la situazione. “Ma di pazienza ne ho avuta anche troppa. Non credo di essere l’ unica a trovarsi in questa situazione, spero che raccontando il mio caso qualche cosa si smuova. Dopo giorni di insistenze finalmente ci hanno messi in lista per il tampone”, ha infine tuonato rassegnata la mamma.

scuola covid
foto di repertorio

Paura “al primo starnuto” nelle scuole del Veneto

La situazione del giovane studente di Bolzano è parte in realtà di un clima ben più ampio che abbraccia il Nord Italia, basato su quella che può essere definita come una “paura al primo starnuto“. Un sintomo, questo, che viene immediatamente ricollegato al Covid-19, anche se non sempre è associato a tale malattia. Un atteggiamento che vuole essere prudente, che vuole scongiurare la nascita di nuovi e pericolosi focolai, ma per il quale – ad esempio – un’alunna di 9 anni, a Venezia, è stata respinta e obbligata alla quarantena per aver saltato il primo giorno di scuola.  Nulla a che vedere con il coronavirus (la piccola aveva infatti solo un po’ di diarrea), ma alla famiglia è stata richiesta l’autodichiarazione.

C’è quindi molta confusione in Veneto sulla questione. Tant’è che candidato presidente pentastellato, Enrico Cappelletti, e la senatrice pentastellata Orietta Vanin, hanno denunciato l’applicazione in alcune scuole della Regione delle norme di prevenzione per il Covid – per le quali diversi bambini e famiglie sono finiti “in isolamento dopo un solo giorno di assenza”.


POTREBBE INTERESSARTI ANCHE


“Ci preme evidenziare un problema importante che riguarda l’autodichiarazione per la riammissione a scuola dopo assenza per motivi di salute non sospetti per Covid-19. Ci sono stati casi di bambini rimandati a casa dopo un giorno per avere avuto anche un solo sintomo di quelli associati al Covid (ad esempio il raffreddore), con l’obbligo di quarantena per i piccoli e i loro genitori, in attesa dei risultati del tampone. È una follia”, hanno infatti spiegato i grillini in una nota congiunta.

Eppure, si tratterebbe di una conseguenza dovuta alla circolare emanata dalla Regione Veneto, e alla relativa interpretazione della norma varata invece dal Ministero. Spiegano infatti i due pentastellati: “Nel modulo per il ritorno a scuola si parla di assenza ma non si definiscono i giorni, questo perché nella circolare emanata dalla Regione Veneto si parla non di tre giorni, così come esplicato nella norma del Ministero, bensì di uno. Per cui, per un giorno di assenza i bambini dovrebbero avere la certificazione sia dei pediatri che del medico di base”.

Impostazioni privacy